(Artetetra 2021)
Tra Ciprì e Maresco ed Harmony Korine. La provincia meccanica (le Marche “sporche”) e il weird più scintillante. Artetetra, ironicamente, di tetro non ha nulla, nonostante il sottoterra (underground) profondissimo in cui l’etichetta milanese d’adozione spulcia, alla ricerca di future sounds surreali, grotteschi, comicamente impegnati a ribadire la diversità, l’estraneità (istintiva, prima che programmatica) dalla scena indie più convenzionale.
Sincretismo, pidgin, forse binge-listening da iperconnessione, non saprei definirlo. In cinque anni di attività, con molteplici release in digitale e cassetta, Luigi Monteanni e Matteo Pennesi hanno contribuito a forgiare la colonna sonora del “Quinto Mondo”, quello globalizzato e internet-dipendente. Musica ultra-minimalista, giocosamente sintetica (nel senso dell’umorismo e dei videogame), venata d’esotismo, frammentata, avanguardistica ma tutt’altro che snob. ‘Exotic ésotérique Vol. 3’ è il terzo capitolo di un’esplorazione ai confini dell’assurdo, la mappatura d’un arcipelago ultra-underground popolato di forme di vita bizzarre, capricciose, sfuggenti.
Le trenta tracce alternano fado, hip-hop, exotica, austeri accenni cameristici, sberleffi acquatici, collage. Tutto molto affascinante, ma in fondo leggerino, superficiale, come si conviene ai nostri tempi avidi di consumo, anche culturale. Intelligente, comunque, al punto tale che gli si perdona l’ambizione fuori portata (il “Quinto Mondo” è quello che ha abolito le rivoluzioni. Del resto, perché lottare se hai Netflix?). Nei giorni di Sanremo, comunque, una valida alternativa e un balsamo contro l’ottusità irredimibile della rima cuore/amore.
Voto: 7
Marco Loprete