(Autoproduzione 2020 / Silentes 2020)
Nebbie, vuoti, spuma che schizza, Ravenna, Monica Vitti e “Deserto Rosso”, cielo livido e sabbia raggrumata, una rete rotta, un palo divelto e un’ombrellone dimenticato.
C’è la memoria che s’ingolfa sul filo dell’orizzonte, tra abisso e abisso in ovattato spostamento. Trovi l’ultima mattina di fronte al mare, a dirgli arrivederci senza saperlo, prima del: chiuso per pandemia.
A prenderne in prestito suoni, composti e intrecciati a placide onde di minimale bellezza.
Scuoter e carezzar nervi, con un ricordo all’eco e l’effetto, che This Mortal Coil nel loro primo album, hanno acceso nel petto per quel brano, ad una generazione intera (a breve distanza Kangaroo e Holocaust).
Una romantica vibrazione, d’attesa e speranza mai doma.
“200 Metri” s’incava nello spazio concesso, nella ridefinizione dello stesso e del suo tempo alterato.
Di quei materiali raccolti nel momento in quel perimetro, a specchiarsi in leggere foschie analogico/digitali.
Il dimenticato e microscopiche sorprese, un cane, uccelli dialoganti, un campo crepato di sport vuoto, un cancello, ombre in allungo e saracinesche.
Due libri fotografici + relative opere audio.
Il suono dell’anima delle cose ed i suoi spazi.
Voto: 9
Marco Carcasi