(Pyroclastic Records 2020)
Insieme a Jason Moran, Vijay Iyer, Brad Mehldau e pochi altri, credo che Craig Taborn possa essere sicuramente considerato come uno dei pianisti jazz ‘relativamente giovani’ (intendendo con ciò i pianisti nati nella prima metà degli anni ’70, quando si andavano affermando in modo definitivo coloro che ormai consideriamo i maestri del pianismo jazz moderno: Hancock, Jarrett, il recentemente scomparso Corea, ecc.) più promettenti degli ultimi 10 o 15 anni, ormai stabilmente affermatisi anzi come veri e propri punti di riferimento per i musicisti appartenenti a generazioni più recenti. Rispetto a perlomeno alcuni dei colleghi appena citati, però, bisogna dire che un artista come Taborn spicca per una capacità rara, se non proprio unica, di spaziare liberamente e sentirsi apparentemente a proprio agio in contesti musicali anche radicalmente diversi fra loro, dal piano solo a formazioni elettriche e vicine a sonorità ‘jazz-rock’ o ‘fusion’, dal classico trio acustico piano/contrabbasso/batteria a organici ampliati e non di rado ad alto tasso di sperimentazione sonora grazie anche all’innesto di una notevole componente elettronica. È proprio questo il caso, ad esempio, del progetto Junk Magic di Taborn, che con l’album ‘Compass Confusion’, uscito nel 2020 per un’etichetta vivace e originale come Pyroclastic Records, offre una prova discografica caratterizzata al tempo stesso da maturità e freschezza, se non proprio sfrenatezza perlomeno in alcuni dei momenti più energetici e coinvolgenti del disco. Ad affiancare Taborn (autore di tutte le composizioni) in ‘Compass Confusion’ sono musicisti del livello di Chris Speed al sax tenore e clarinetto, Mat Maneri alla viola, Erik Fratzke al basso e David King alla batteria acustica ed elettronica. ‘Compass Confusion’ si articola in sette tracce o, volendo paragonarlo a un viaggio musicale, in sette tappe, che rispondono ai nomi di Laser Beaming Hearts, Dream and Guess, Compass Confusion / Little Love Gods, The Science Of Why Devils Smell Like Sulfur, The Night Land, Sargasso e, infine, Sunsets Forever. Le sette tracce o, come si diceva, sette tappe dell’affascinante percorso sonoro di ‘Compass Confusion’ alternano quiete e inquietudine, armonia e dissonanza, pace apparente e caos disorientante e (positivamente) disturbante, in una maniera caratterizzata al tempo stesso da saggezza e temerarietà, assecondando e confermando così una dialettica dell’equilibrio instabile, ma proprio per ciò affascinante, a cui Taborn ci aveva già abituato con diversi suoi progetti passati e che trova in ‘Compass Confusion’ l’ennesima prova convincente e senz’altro riuscita.
Voto: 9
Stefano Marino