Ho conosciuto il progetto Unearthing The Music, dedicato alla musica sperimentale nei regimi socialisti dell’Est Europa, navigando su Facebook. Dopo una prima ricognizione ho pensato alle mie consuete Quattro Chiacchiere Digitali. Eccole qua, con il portoghese Rui Pedro Dâmaso, coordinatore del progetto e Presidente di OUT.RA – Associazione Culturale con sede a Barreiro, in Portogallo.
Un ringraziamento al Kathodiko Filippo Focosi che mi ha aiutato nella traduzione dall’inglese all’italiano.
Qui trovate l’intervista in inglese.
Come è nata l’idea del progetto?
Questo progetto nasce da un’idea che noi (OUT.RA, associazione no-profit con sede a Barreiro, Portogallo, che ha avviato e porta avanti il progetto) abbiamo sviluppato nel 2016, a partire dai nostri personali interessi nei confronti dei regimi socialisti dell’Est Europa /Jugoslavia, Albania, URSS, tutti i paesi del blocco orientale / patto di Varsavia) e della musica sperimentale; idea che ci ha permesso di unire le due cose nel desiderio di fornire tutte le informazioni su tutti quei musicisti, labels, istituzioni, ecc. che si sono industriati a fare musica nonostante i forti contrasti alla libertà di espressione in questi luoghi. Dopo aver ottenuto un finanziamento dal programma europeo “Europe for Citizens” abbiamo sviluppato questa idea nell’arco di un anno. In seguito, dopo esserci organizzati per contattare parecchie persone ed istituzioni che erano molto interessate a questo progetto, ne abbiamo ideato una versione nuova e più ampia, che prendeva in considerazione anche i regimi dittatoriali di destra di Portogallo, Spagna e Grecia, e siamo riusciti ad ottenere i fondi dal “Creative Europe Programme” per poter lavorare al progetto fino a Giugno di quest’anno.
Come vi siete mossi e come vi muovete per raccogliere il materiale/contattare i musicisti?
Abbiamo un rete di 5 partner ufficiali: OUT.RA in Portogallo, Skanu Mezs in Lettonia, Jumatatea Plina in Romania, MTA-BTK in Ungheria e JMU RTS in Serbia, più molti partner “informali” che contribuiscono con articoli, ri-pubblicazioni o traduzioni, e ci aiutano a contattare musicisti, editori, etichette, e archivi. Chiaramente in molti casi è veramente difficile trovare musicisti o istituzioni statali (soprattutto queste ultime, dato che spesso non ve ne sono più, e non ci sono archivi organizzati o a disposizione) ma abbiamo avuto successo nella maggior parte dei nostri tentativi.
Come funziona il portale? Quale materiale archiviate?
Il nostro database online ha, ad oggi, più di 600 voci diverse. Queste voci includono profili di musicisti, biografie, saggi su musicisti, movimenti o generi, interviste esclusive realizzate dallo staff del progetto, articoli di giornali, registrazioni audio, copertine, poster e molti contributi individuali di persone che ci hanno contattato e donato il loro materiale.
Una volta che si accede al database si possono ricercare contenuti tramite la ricerca per nazione o il tipo di contenuto – funziona come un sito wiki dove si possono vedere articoli correlati oppure navigare liberamente.
Promuovete il progetto attraverso social network? Usate piattaforme di streaming?
Si, abbiamo una pagina Facebook dove condividiamo regolarmente nuove voci o punti salienti presi dal database, così come eventi (abbiamo organizzato più di 15 concerti e conferenze), e un profilo Instagram dove per la maggior parte condividiamo contenuti esclusivi. Per la conclusione del progetto, a Giugno, avremo anche la nostra pagina Vimeo dove tutti i vid”https://www.instagram.com/unearthingthemusic/”eo prodotti per il progetto saranno caricati e visibili.
Come vi relazionate alla questione di genere? Siete riusciti a scoprire artiste non considerate dalla storia della musica scritta fino ad oggi?
La musica è sempre stata, sfortunatamente, un regno di uomini. Non c’è stata differenza, da questo punto di vista, nei regimi socialisti del XX secolo, dove, nonostante una “formale” parità di genere, le donne sono state escluse dai movimenti musicali sperimentali e underground (nei regimi dittatoriali di Portogallo, Spagna e – per un breve periodo – Grecia, era ovviamente ancora più difficile per le donne ritagliarsi un proprio spazio). Fortunatamente, come pure in Occidente, vi sono state alcune notevoli e splendide eccezioni, come per esempio Valentina Goncharova in Ucraina, la geniale Yanka Dyagileva in Siberia, Katalin Ladik in Serbia /Ungheria o Ludmila Frajt in Serbia.
Questo bellissimo articolo sulle donne nel Punk Polacco, ad esempio, è una lettura eccellente e profondamente rivelatrice di come funzionavano le cose.
Siete aperti a collaborazioni con l’esterno?
Certamente. Questo è un progetto molto collaborativo e dipende da tantissime persone che condividono con noi le loro storie, idee, materiali. Pertanto, chiunque legga questa intervista ci può sempre contattare via e-mail e presentarci le sue idee per una possibile collaborazione.
Progetti futuri?
Beh, come ho detto questo progetto formalmente si concluderà a Giugno; tuttavia, non solo il database resterà aperto per nuovi inserimenti, ma stiamo pianificando alcune cose davvero interessanti: realizzeremo, subito dopo quella data, un libro con tutti articoli inediti, e anche una nuova compilation in vinile alla fine dell’anno (abbiamo già prodotto un doppio vinile nel 2018 che può essere ancora acquistato qui: “Experimental Sounds Behind The Iron Curtain” – UMCSEET Compilation.
Per quanto riguarda gli altri progetti della nostra associazione, continueremo con il nostro festival musicale annuale, OUT.FEST e facciamo parte di un altro interessantissimo progetto di collaborazione europeo, chiamato REMAIIN che si focalizza sulle influenze extra-continentali nella musica europea d’avanguardia.
Link: OUT.RA– Associação Cultural