(Cuneiform Records 2021)
Tomas Fujiwara (batteria), Mary Halvorson (chitarraelettrica) e Michael Formanek (contrabbasso e basso elettrico) suonano una musica caratterizzata dal sound graffiante della chitarra, il vigore delle corde del basso e la leggerezza dinamica dei ritmi della batteria. Suona scarna ma il groove è sempre presente: un jazz libero dai suoi standard, non esente dall’influenza di Anthony Braxton (infatti, parallelamente a questo album di composizioni proprie i tre musicisti hanno lavorato a un progetto di cover braxtoniane).
Linee e intrecci mobili e fluttuanti si alternano a schemi più rigidi e obbligati, come in Fractured Sanity (eco della crisi sanitaria attuale?); le atmosfere più meditative, sospese, interrogative di Unsung Procession e Never Enough si alternano a quelle vaghe, incerte, a sinistre di Scam Likely. Altrove il tono generale è più incalzante, propositivo e assertorio (Sequel to Sadness); ma è in Through an Open Window (composta da Fujiwara) che i tre danno il meglio, grazie agli ondeggiamenti fluttuanti e instabili che innervano il brano. Per chi vuole qualcosa di asciutto, valido e onesto, è un disco senz’altro molto valido, realizzato da musicisti assai bravi. Ma se questo può interessare a qualcuno, il disco non mi ha però del tutto preso.
Voto: 7
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