Julius Eastman ‘Femenine’

(Sub Rosa 2020)

La figura di Julius Eastman è tra le più singolari del pur variegato panorama della musica sperimentale americana del secondo Novecento. Celebrato performer come pianista e cantante, Eastman fu anche un grande compositore, non del tutto compreso in vita, tant’è che morì in miseria a soli cinquant’anni nel 1990; tuttavia da qualche anno è oggetto di una più che meritata rivalutazione. Molti suoi brani in un certo senso anticipano il post-minimalismo, nel combinare la poetica della ripetizione con armonie e ritmi che si rifanno anche al mondo del jazz e del pop, e nell’aprire spazi improvvisativi e dissonanti all’interno di un impianto prevalentemente consonante e rigorosamente concepito dal punto di vista strutturale/processuale. Femenine, del 1974, si pone a metà strada tra In C di Terry Riley e Music for 18 Musicians di Steve Reich, pur senza esserne in alcun modo debitore. Si tratta di un brano in unico movimento di circa settanta minuti di durata, in cui un motivo piuttosto semplice, quasi celestiale, viene infinitamente ripetuto sopra ostinati ritmici costanti ma non invadenti, morbide e sinuose pulsazioni, armonie melliflue e sensuali, che inducono a uno stato di semi-trance. L’ascolto di Femenine è un’esperienza immersiva, una sorta di lungo, lento respiro che ci accompagna in un’oasi di pura bellezza cui l’Ensemble 0 – formazione cameristica che comprende tastiere, voci, archi, fiati, percussioni ed elettronica – contribuisce attraverso una interpretazione convincente, in quanto riesce a catturare le infinte sfumature con cui le ipnotiche trame melodiche e ritmiche si dipanano nel corso di più di un’ora: un tempo ragguardevole, ma che vorremmo non finisse mai.

Voto:8

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