(Amirani 2021)
La partecipazione al Talos festival del settembre 2019 (organizzato nella Pinacoteca d’Arte Moderna a Ruvo di Puglia) era destinata ad offrire l’addio musicale di Gianni Lenoci. Il suo concerto, bellissimo, è registrato in questo album che ci consegna il testamento artistico di un grande musicista, troppo presto scomparso. Un percorso attraverso celebri standard del jazz – Lorraine di Ornette Coleman, All the Things You Are di Jerome Kern, Blues Waltz e Ida Lupino di Carla Bley, Goodbye di Gordon Jenkins e per finire Latin Genetics ancora Coleman – che vengono rivisitati, personalizzati, assorbiti e restituiti attraverso l’espressione autentica di un pianista capace di proporre a un tempo ampi squarci d’insieme e precisa e puntuale attenzione al particolare. Il modo in cui il celeberrimo standard di Kern è smontato sfasandone le battute e usandolo come materiale creativo e poi, senza soluzione di continuità, rimontato giocando sulla tensione prolungata tra le scorribande della mano sinistra e la pulsazione insistita degli accordi della mano destra è magistrale. Ma è solo uno dei tanti esempi del genio di un maestro, appunto, capace di inventare l’interpretazione esplorando le pagine di Earle Brown o Bach e di costruire l’improvvisazione attraverso i materiali adottati. Cecyl Taylor emerge anche dal blues di Carla Bley, ma è soprattutto Gianni Lenoci a lasciare il suo marchio artistico gentile e profondo in queste note. L’addio, con il brano di Jenkins, è, manco a dirlo, commovente. L’intensità e l’espressività blues ci raccoglie in un’intima esplorazione della bellezza sublime di un’anima artistica vera. Che poi, come per sdrammatizzare, si scioglie nella serenità gioiosa e latina del tema di Coleman, subito complicata ed estesa in rapide e nervose scale, che ritornano finalmente a riposarsi sulla melodia ondeggiante d’apertura. Finale secco. Applauso. Sipario.
Voto: 9