La Da Vinci Publishing nasce ad Osaka nel 2015 per iniziativa di Edmondo Filippini, italiano ma residente in Giappone da diversi anni. Da allora, la Da Vinci si è andata affermando come una delle principali case discografiche e di edizioni musicali nell’ambito della musica scritta e improvvisata, come testimoniato dal sempre più ampio catalogo di Cd e spartiti pubblicati, dal prestigio degli artisti che (sempre più numerosi) ne sono rappresentati, e dal crescente consenso ricevuto dalla critica specializzata (carta stampata e radio) e dal pubblico. Un marchio, quello della Da Vinci, che racchiude dunque molteplici attività, nonché iniziative collaterali di grande interesse. Non potevamo, il sottoscritto e Filippo Focosi, esimerci dal fare le nostre consuete quattro chiacchiere digitali col fondatore, presidente e direttore artistico della Da Vinci Publishing, Edmondo Filippini.
Edmondo, come è nata l’idea di fondare la Da Vinci Publishing?
È nata nel 2016, circolava nell’aria già dalla fine del 2015, ma non avevo le idee chiarissime ancora, poi alla fine del 2016 una serie di coincidenze nel mio allora lavoro come collaboratore dell’Istituto Italiano di Cultura di Osaka mi hanno portato a novembre alla produzione del fatidico disco numero 1 (Biagio Putignano ‘Almucantarat’), da quel primo esperimento è nato tutto. Devo fare una piccola confessione, all’inizio non volevo trattare dischi e pubblicazione sonore, solo partiture, è stata proprio l’insistenza di Biagio nel voler fare quella pubblicazione con me che alla fine mi ha convinto a strutturare una possibile etichetta discografica (cercando prima un distributore e poi dei primi canali di promozione), senza di lui, forse oggi non ci saremmo o saremmo nati molto più tardi.
Come mai il Giappone?
Eh eh, domanda breve che rischia di avere una risposta assai lunga. Provo a riassumere. Vengo in Giappone nel 2008, ne studio la lingua dal 2006 e dal 2007 fino al 2012 ho preso lezioni di teatro e arti tradizionali, tanto da centrare la mia tesi di laurea proprio su questo aspetto. Sul finire del 2011 mi ritrovai deluso da alcune situazioni lavorative e non riuscivo più a percepire un futuro per me nella struttura sociale del paese di nascita, quindi ho fatto l’unica cosa ovvia, ho raccolto quanto potevo e sono semplicemente partito ad agosto del 2012. Ricordo ancora una frase che qualcuno mi rivolse in una assolata giornata in riva al lago di Como “vai pure, tanto vedrai che tornerai”, non è mai successo.
Quali sono le ragioni in base alle quali avete deciso di concentrarvi sulla musica classica (in special modo quella barocca), contemporanea, e (seppur in misura minore) jazz? Prevede, nel futuro, di dare spazio anche ad altri generi (ad es., la world music)?
Non parlerei di concentrazione, ad oggi abbiamo toccato quasi 500 titoli ed al suo interno trovano egualmente posto moltissime esperienze e periodi della storia musicale europea. Il jazz è, per quanto una etichetta virtualmente separata, sentito da me nel medesimo modo e come tale ritengo giusto abbia il suo spazio all’interno del catalogo. Pensate che originariamente non volevo nemmeno fare una distinzione, è stato il mio distributore che mi ha consigliato di tenerli separati e così ho fatto, ma ancora oggi per me sono la stessa entità e non riesco davvero a disgiungerli.
Pubblico innanzitutto quello che conosco, o che ritengo di poter comprendere, purtroppo altri generi avrei davvero difficoltà oggi a prenderli in considerazione, come tale preferisco aspettare e se in futuro troverò una persona che sia in grado di avere uno sguardo pari al mio e di costruire una sezione pop, piuttosto che rock o di qualsiasi altro genere con efficienza e cognizione sarò felice di creare delle nuove etichette come branche separate, ma al momento il mio tempo e le energie di tutti coloro che collaborano con me sono già completamente assorbite dal progetto originale.
Riguardo alla musica contemporanea, che nel vostro catalogo occupa una posizione sempre più centrale, mi sembra che una particolare attenzione sia dedicata alla scrittura neo-tonale, distante dalle esperienze più radicali (post-Darmstadt). Ciò è frutto di una precisa scelta stilistica/poetica, o si tratta di una situazione meramente contingente?
Sì e no, da una parte noi riceviamo buona parte delle proposte dai compositori e dagli artisti, quindi più che una nostra scelta è identificabile questa come scelta proprio dei musicisti di oggi desiderosi di appropriarsi di un catalogo che è stato, anche a causa delle esperienze più radicali che cita, messo sempre più in secondo piano e che oggi conosce una sorta di peculiare rinascita. Dall’altra sono interessato alla riscoperta di autori del passato o del recente passato, per cui dopo averne valutato anche l’efficacia in base al mercato, decido se per noi può avere senso avere anche quella testimonianza – spesso è così che valuto i nostri titoli, testimonianze dell’essere oggi parte della storia della musica – può avere senso all’interno del nostro catalogo oppure no.
Le produzioni della Da Vinci Classics e della Da Vinci Jazz sono esclusivamente in formato cd e digitale. Del vinile che ne pensa? La considera una opzione da sondare?
Se in futuro si abbassassero i costi di produzione e si alzassero le vendite, in particolare per la classica e contemporanea, sicuramente sì. Non lo vedo ancora come un futuro della discografica per varie ragioni (la durata, il formato, la poca praticità), però è un prodotto di pregio che può essere il coronamento di un progetto che arriva al vinile invece che partire da esso. Discorso diverso per il Jazz dove gli appassionati amano un certo tipo di suono che nel CD si trova diversamente e che il vinile è in grado di restituire (ma il discorso può essere fatto anche al contrario).
Cosa ne pensa delle coproduzioni tra label discografiche? Si tratta di una pratica utilizzata nella musica underground e sperimentale, ma meno presente nella musica classica. Pensa che sia un’ipotesi praticabile anche dalla Da Vinci?
Ho ricevuto in questi anni varie richieste di contatto da altre etichette, ma quando chiedevo come si potesse collaborare solitamente la risposta era “non si può fare”, quindi fino a che non troverò un partner con cui si possa fare rimane per me una ipotesi sicuramente da sondare ma che non ha ancora avuto solide basi di sviluppo. Se si trovasse il sistema giusto che possa essere di ritorno per entrambe le etichette e per l’artista coinvolto, nessun problema.
Può parlarci dei format di divulgazione musicale che state sperimentando da qualche anno nei vostri canali social (penso ad Alia Musica su Facebook, o al vostro canale Youtube)? Che riscontro state avendo, anche in termini di interazioni con gli utenti? Pensate di apportare qualche novità in merito?
Oh, siete attentissimi a quanto faccio e facciamo. Il progetto Alia Musica è nato come divulgazione musicale usando la scusa di pubblicazione. Al momento l’ho temporaneamente messo in stand-by in quanto vorrei, anche a fronte dello sforzo e del tempo che si impiega per farli, dargli una strutturazione diversa e di maggiore presa sul pubblico. È una cosa che sto ancora studiando. Le interazioni sono buone, ma non ancora altissime, più che altro sono contento che ho potuto avere ospiti ad oggi numerose figure del mondo musicale, dai PR ai compositori, da direttori d’orchestra a musicisti ed ognuno ha potuto dare una propria visione che nel sommarsi alle altre restituisce secondo me in modo coerente cosa significa fare musica oggi. Ma proprio perché ritengo questi messaggi importanti e che potrebbero arrivare ed essere utili a molte più persone, voglio studiare un modo per dargli maggiore impatto e presenza sulla piattaforma di YouTube Italia, dove ad oggi contenuti di divulgazione musicale strutturati e di ampio respiro ancora mancano purtroppo.
Oltreché come casa discografica, la Da Vinci Publishing è attiva anche come editrice di spartiti (Da Vinci Edition). Quali criteri adottate per la selezione del materiale da pubblicare?
Recentemente ho rimesso in discussione completamente le nostre scelte, in particolare con l’entrata in campo di Hal Leonard come nuovo distributore. Da una parte valgono le scelte che uso per la discografica, cioè il portare a testimonianza un’opera sconosciuta o semplicemente poco eseguita in una nuova veste, dall’altra però non posso esimermi dal compito di consegnare materiale che deve circolare ed essere fruito e fruibile nel migliore dei modi, questo vale soprattutto per la sezione contemporanea.
Quali servizi offrite per ciò che riguarda studi di registrazione, promozione, ecc.? Che iniziative promuove la vostra associazione musicale?
L’associazione musicale è stata recentemente fermata e le sue funzioni sono state assorbile dalla società madre, preferisco non dilungarmi sulle ragioni – strettamente burocratiche – che mi hanno portato a questa scelta. Sul fronte registrazioni devo fare una premessa, la struttura della Da Vinci lavora in costante sinergia tra le sue 4 parti, che sono costituite da me, una specie di “hub” centrale di coordinamento e lavoro finale, Chiara Bertoglio, librettista e traduttrice, Gabriele Zanetti, responsabile della sezione editoriale e delle registrazioni ed infine il mio assistente personale che si occupa del premontaggio dei materiali e caricamento online. Tutto quello che andiamo a proporre ed offrire è quindi strutturato tra noi quattro. In termini di registrazione abbiamo due realtà ormai piuttosto consolidate presso la Villa Bossi per le incisioni con pianoforte ed alcune realtà sparse nel bresciano per registrazioni di musica antica o dove non si richiede il pianoforte. In termini promozionali noi per ogni nostro titolo mettiamo a disposizione varie campagne, una base che è coperta direttamente da noi ed altre che sono opzionabili e gestite da altre figure esterne come, ad esempio, l’Ufficio Stampa o un servizio video. Ma queste sono appunto opzioni in plus rispetto a quanto facciamo normalmente, quindi quello che facciamo per ogni nostro disco è sempre quello di inviarlo, attraverso la nostra distribuzione, ai giornalisti ed alle riviste di settore. Questo genera spesso un buon circolo di informazioni tra noi, artista e pubblico e per cui ringrazio anche Kathodik Webzine per essere da tanti anni parte di tutto questo.
Con l’Associazione abbiamo lanciato nel 2020 il progetto DV Young Sounds che ha avuto un grandissimo successo in Italia e lo replicheremo l’anno prossimo per tutto il territorio europeo, un progetto che prevede lo stanziamento per un numero limitato di progetti di un finanziamento che va a coprire tutte le spese di produzione del master e del lancio del titolo, credo sia ad oggi una iniziativa abbastanza unica e sono felicissimo sia stata accolta così favorevolmente.
Il fatto di avere come sede operativa una città come Osaka costituisce un vantaggio in termini di promozione dei prodotti (discografici e non) e di sviluppo dei progetti? Se sì, in che modo?
Beh, innanzitutto è un vantaggio per la mia vita come essere umano (ride), poi dove si trovi fisicamente la Da Vinci è ininfluente. La società potrebbe spostarsi domani in Taiwan o Corea del Sud ed a parte l’assetto societario non subirebbe modifica alcuna e non si avvertirebbe cambiamento alcuno. Per me è importantissimo potersi coordinare costantemente con i miei collaboratori in Europa e questo avviene a prescindere dal luogo in cui mi trovo.
Come vede il futuro della musica classica?
Domanda complessa e difficile dare una risposta breve. Vedo una grande attività e voglia di mettersi in gioco, soprattutto dopo quanto ho potuto constatare nella valutazione di oltre un centinaio di progetti proprio per il progetto DV Young Sound 2020. Quello che manca è forse una strutturazione più forte che dovrebbe probabilmente partire non (o non solo) dal musicista quanto da un’esperienza politica maggiormente consapevole del patrimonio artistico passato e che ogni giorno viene prodotto in termini anche umani sul territorio, in questo caso in particolare italiano. A volte penso che sino a che la musica non avrà un rappresentante efficace che ne possa difendere al meglio gli interessi proprio in quelle sedi dove le decisioni, quasi sempre contestate o contestabili, vengono prese, non riuscirà mai a riacquistare un posto centrale se non con una costante fatica da parte di tutti gli operatori del settore che non sono solo musicisti e compositori. Ma come ho detto in apertura, la domanda si presterebbe a molte risposte e tutto variamente complesse e difficili da dirimere in poche parole.
Quali progetti ha in cantiere la Da Vinci Publishing per i prossimi anni?
Moltissimi, sicuramente voglio ripetere a livello europeo l’esperienza della DV Young Sound, c’è poi un nuovo disco con Andrei Gavrilov, una collaborazione con un importante festival quale ‘Armonie della Sera’ che inizia proprio quest’anno e spero diventi una strada che permetta innanzitutto un arricchimento culturale da parte di tutte le persone coinvolte. Per l’anno prossimo sto “corteggiando” un notissimo clavicembalista per un progetto che è stato purtroppo bloccato dalla pandemia del 2020 e che spero di riuscire a portare a termine per il 2022. Ma alla fine il mio progetto per i prossimi anni è riassumibile in una sola parola: lavorare. Questo è quello che ho intenzione di fare e che vorrei sempre fare, al meglio delle mie e nostre possibilità.
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