Gil Rose è un bravissimo direttore d’orchestra che contribuisce a plasmare il futuro della musica classica americana. Le sue performance così dinamiche e le molte registrazioni di grande qualità hanno raccolto elogi dalla critica internazionale. Nel 1996, Rose ha fondato il Boston Modern Orchestra Project (BMOP), la principale orchestra professionale dedicata esclusivamente all’esecuzione e alla registrazione di musica sinfonica americana del ventesimo e ventunesimo secolo. Sotto la sua guida, la programmazione unica e gli alti standard qualitativi di BMOP hanno attirato il plauso della critica, grazie al suo nobile progetto stiamo riscoprendo splendidi gioielli della musica sinfonica americana.
QUI trovate l’intervista originale in inglese
Maestro Gil Rose: Qual è stato il suo percorso artistico?
Ho esordito nella musica contemporanea come clarinettista e ho iniziato come direttore d’orchestra in college. Da qui ho iniziato a lavorare regolarmente come direttore d’orchestra e occasionalmente in aggiunta ho assunto il ruolo di direttore generale.
Come Le è venuta l’idea di creare un’orchestra sinfonica per eseguire la musica classica contemporanea americana?
Ho realizzato che c’era un intero periodo di 150 anni di repertorio musicale a rischio di essere dimenticato, perché non più eseguito dal vivo. Queste composizioni, in particolare quelle di musica orchestrale, necessitavano di un “campione della nostra era”. Nella metà del Ventesimo secolo c’erano orchestre come la Lousville Symphony Orchestra, case discografiche come la First Edition Records e direttori d’orchestra come Gerry Schwarz che sostenevano e promuovevano queste composizioni. Volevo “vedere quella torcia continuare ad ardere”.
Quali sono i compositori a cui presta massima attenzione?
Cerco di prestare la massima attenzione a tutti gli stili e le scuole della musica sinfonica Americana per dare a tutti una giusta voce e rappresentazione. Ma devo ammettere che ho un debole per la “Seconda Scuola di Boston” di compositori come Lukas Foss, Irving Fine, Harod Shapero, e Arthur Berger. Questi artisti colmano il gap esistente tra Aaron Copland, Igor Stravinski e Arnold Schoemberg.
Come e perché è nata l’idea di creare l’etichetta discografica BMOP?
L’idea dell’etichetta discografica è sempre stata in un angolo della mia mente come parte della preservazione di questo repertorio. Abbiamo prodotto registrazioni per altre etichette discografiche, che includevano la registrazione vera e propria, per raccogliere i fondi necessari, e abbiamo prodotto alcune copertine. Ad un certo punto abbiamo deciso che aveva senso possedere l’intero processo e farlo per noi stessi.
Il suo è un progetto nobile e di alta qualità, quanto è difficile portare avanti questa attività musicale?
Musicalmente parlando non è difficile. Perché l’orchestra e l’etichetta discografica sono dedicate a tutte le scuole e gli stili, la nostra immagine pubblica è cresciuta notevolmente, quindi la maggior parte dei nostri ostacoli è finanziaria. In questi giorni e anni ognuno adora sia il più recente dei nuovi lavori o il più classico e canonizzato. Sostenere il lavoro più recente è più di una nobile ricerca. Sarebbe più facile se fosse più popolare e conosciuto.
Grazie al suo lavoro possiamo ascoltare e scoprire vere perle della musica americana. Come riesce a interpretare e decodificare così tanti stili musicali ed estetiche differenti?
Essendo uno studente della storia della musica Americana. Mi vanto di avere familiarità con qualsiasi musica dalla fine del 1800 ad oggi. Sono affascinato dal caleidoscopio di stili che i compositori Americani hanno creato, e mi sono sempre sentito a mio agio in questa musica.
Può parlarci brevemente degli ottimi musicisti dell’Orchestra?
Siamo fortunati a vivere a Boston. Abbiamo una ricca selezione di eccellenti musicisti freelance con esperienza in diversi stili, e parecchi di loro condividono la passione per la nostra missione.
Come sceglie i programmi e i compositori da includere nelle registrazioni dei CD?
Dato che BMOP/sound è dedicata alla preservazione del lavoro attraverso le registrazioni, le nostre varie registrazioni spesso guidano la programmazione dei concerti. C’è quasi sempre una sessione di registrazione attaccata alle nostre esibizioni dal vivo, quindi le prove e il concerto stesso funzionano anche come preparazione per le nostre registrazioni. Le nostre stagioni concertistiche sono in parte basate sui nostri programmi di registrazione.
In che modo la pandemia di COVID19 ha influenzato la sua attività musicale e la sua creatività?
All’inizio durante la pandemia da Covid-19, abbiamo deciso di non investire in concerti in streaming. Sentivamo che, fin quando non eravamo sicuri di avere l’orchestra al completo di nuovo sul palco, questo format non avrebbe reso giustizia alla nostra musica. Quindi abbiamo guardato ai molti cd che avevamo finito di registrare ma che non avevamo ancora pubblicato, e abbiamo raddoppiato i nostri sforzi per rendere disponibili al pubblico quelle versioni arretrate. Non vediamo l’ora di registrare di nuovo, e abbiamo in programma di riprendere questi progetti questa estate.
Nuovi progetti per il futuro? Prossimi concerti? Nuove registrazioni? Può dirci qualcosa a riguardo?
Abbiamo il nostro primo progetto di registrazione dalla fine di Febbraio in uscita a Giugno. In ogni momento lavoriamo a 15-20 diverse registrazioni su una vasta gamma di stili. Qualcuno di questi lavori si completa in fretta mentre invece qualcun’altro richiede anni. Uno dei progetti a cui teniamo molto è un progetto da sviluppare in 5 anni: si tratta di suonare dal vivo e registrare cinque opere di compositori Afroamericani dedicate a importanti figure della storia Afroamericana. Si partirà nel 2022 con l’opera ‘Malcom X’ del Premio Pulitzer Anthony Davis.
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