Francesco Paciaroni è un fumettista marchigiano di cui seguo da tempo le imprese al disegno: in un’occasione ho anche presentato l’opera ‘Ed Gein La madre di tutti di serial killer’ nella libreria Passepartout di Recanati. Poi incontri vari ed eventuali in eventi al Centro Sociale Autogestito Sisma di Macerata, e in giro per la città a chiacchierare di fumetto e birra. Dopo aver continuato a seguire in questi anni la sua crescita come disegnatore, ho pensato di approfondire la conoscenza del suo lavoro proponendogli le consuete quattro chiacchiere digitali per Kathodik. Francesco ha accettato con piacere, ed ecco a voi la chiacchierata. Leggete, leggete:
Quali sono i tuoi “natali d’inchiostro?”
I miei “natali d’inchiostro” a livello professionistico sono recentissimi e risalgono a Luglio 2017 con l’uscita dello speciale de La Iena intitolato “L’amore è un dito in culo” pubblicato da Edizioni Inkiostro.
Le pubblicazioni precedenti sono invece tutte autoproduzioni.
Quali maestri ti hanno influenzato e continuano ad influenzarti?
Del passato indubbiamente Alex Toth e Will Esiner, della mia ormai persa gioventù Mike Mignola e Frank Miller, della scena attuale adoro Mitch Gerards, Daniel Warren Johnson e Shintaro Kago. Di italiani mi fa impazzire Alessandro Giordano, un mostro.
Come scegli i soggetti da disegnare?
In realtà ho potuto scegliere solo in rari casi. Ad esempio sulle autoproduzioni come “Zapping” o per le storie brevi che ho realizzato per “Via Libera MC”. Per i miei lavori con Edizioni Inkiostro sono sempre stato ingaggiato dall’editore. L ’unica scelta l’ha fatta in realtà Jacopo Masini, lo sceneggiatore, quando ha ppreso dal mazzo del Club 27 “Robert Johnson” (con Club 27 si intendono tutti quegli artisti morti all’età di 27 anni come Jimi Hendrix, Kurt Cobain, Amy Winehouse, ecc…).
Come è strutturata la tua giornata tipo davanti al tavolo da disegno?
La mia giornata tipo è strutturata con la sveglia che s uona e io che vado “a lavora’ “. Da 11 anni sono impiegato in un’azienda che si occupa di software gestionali. Poi verso le 17.30 quando torno a casa mi metto al tavolo da disegno ma non sempre riesco a trovare la lucidità o la voglia per farlo. Poi nel week end c’è la grande a bbuffata di lavoro per cercare di garantire un numero di tavole costante al mese, quindi sono tipo 36 ore di fila davanti alla tavoletta grafica Cintiq, intervallate da birrette (molte) e sonno (poco).
Parlando delle tue opere: come è nata l’idea di disegnare ‘Ed Gein la madre di tutti I serial Killer’?
Il volume fa parte di una serie di Edizioni Inkiostro incentrata sulle biografie dei più grandi mostri e serial killer della storia. L’idea della serie è merito di Luca Blengino. In realtà il volume su Ed Gein l’aveva cominciato a disegnare un altro autore che però ha rinunciato al progetto e sono entrato in scena io. Forse mi sono trovato al posto giusto nel momento giusto. Succede di rado ma ogni tanto capita.
Come è nata l’idea di disegnare un fumetto sul leggendario musicista blues Robert Johnson? Un argomento se posso dire, più particolare dell’altro?
Anche in questo caso il volume è parte di una serie, questa volta l’idea è di Rossano Piccioni, che mi ha proposto di scegliere tra gli “iscritti” al Club 27. A ll’inizio pensavo di chiedere di disegnare Kurt Cobain, ma poi Jacopo Masini mi ha detto che gli sarebbe piaciuto scrivere di Robert Johnson e soprattutto di fare un altro volume assieme (Jacopo è lo sceneggiatore di ‘Ed Gein – la madre di tutti i serial killer’), dopo averci pensato per circa mezzo secondo, gli ho detto di sì.
Cosa pensi dell’autoproduzione?
E’ cosa buona e giusta. Un metodo capace di dare alla luce prodotti di qualità eccezionale che però non trovano spazio in libreria per “millemila” motivi. Ovviamente c’è anche tanta roba di livello infimo (penso alle mie autoproduzioni, per esempio smile? ) ma è sempre un’ottima palestra mettersi in gioco con la produzione di un albo dall’idea iniziale, alla stampa fino alla distribuzione. Anzi, spesso è una necessità e l’unica strada per provare ad entrare in questo mondo. Sempre più autori trovano un editore dopo aver fatto qualche autoproduzione.
E i festival indipendenti del fumetto e dell’illustrazione, come ad esempio Ratatà, che penso tu conosca bene?
Ne penso tutto il bene del mondo, li adoro in primis come fruitore. Sono festival fantastici, slegati dalle esigenze di mercato “mainstream”. Si conoscono un sacco di autori fighissimi e ci sono serate fantastiche. Purtroppo non vengono debitamente “foraggiati” come dovrebbero dalla politica e/o dai comuni che li ospitano, anzi qualche volta vengono osteggiati. Probabilmente perchè le amministrazioni non riescono a fiutare le potenzialità di eventi del genere e non li vedono come enormi opportunità per le città dove si svolgono.
Come è stato recepito il tuo stile di disegno? In soldoni I libri che disegni vengono apprezzati?
Non è così facile risponderti. Dalle recensioni sembrano essere molto apprezzati, ma io sono alle prime armi e cerco di migliorarmi. Le copie stampate sono state vendute, nonostante il covid ci abbia impedito di fare presentazioni in giro tra la gente. Però alla fine quello che conta è il viaggio che il lettore fa mentre legge il volume. Preferisco i complimenti di un lettore a una buona recensione. A te sono piaciuti?
Ti rispondo: si, altrimenti non ti avrei intervistato, mi pare chiaro!
Come vedi la scena fumettistica italiana?
Viva come mai prima d’ora, ma per molti aspetti anche con l’acqua alla gola. In italia non abbiamo numeri di lettori come in Francia o in Belgio. Purtroppo anche recenti indagini (grazie MEFU!!!) sottolineano un mercato in difficoltà. E’ necessario sedersi a un tavolo tutti insieme (autori, editori, distributori…) e ragionare su un modello sostenibile per tutti.
Progetti futuri?
Al momento sono in ballo per realizzare lo storyboard di un film, ma ora che l’ho detto pubblicamente sicuramente non se ne farà nulla…
Ho molte idee, ma non sono ancora a lavoro per un fumetto, sono a caccia della prossima storia, vediamo quando (e se) la troverò.
Quindi, sceneggiatori, fatevi sotto!!
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