Femme Electronic è un progetto rivolto alle donne ugandesi che permette loro di imparare l’arte del Djing, della produzione e tutto ciò che concerne l’industria musicale, solitamente appannaggio degli uomini. Come scrivo nell’intervista, sono venuto a conoscenza del progetto attraverso il blog di Tony Face Bacciocchi, che seguo regolarmente, che riportava un articolo del Il Manifesto e del portale okayafrica.com. La curosità di approfondire è stata come al solito la molla che mi ha portato a contattare la creatrice del progetto Rachael Kungu, aka Dj Rachael, che si è mostrata subito disponibile a parlare del progetto. Prima di invitarvi alla lettura, desidero ringraziare Michela Maria Marconi per avermi aiutato nella traduzione dall’inglese all’italiano. Come sempre a voi la lettura.
QUI trovate l’intervista in inglese
Per iniziare raccontami di te come musicista. Perché ti sei approcciata all’arte del djing?
Il mio nome è Rachale Kungu, aka Dj Rachael, una Dj Ugandese, produttrice, rapper ora di base a Los Angeles, California. Produco musica e sono stata una dj per oltre 20 anni. Adoro fare afro-etno oppure musica elettronica “dal suono eclettico” e la maggior parte dei miei set riflette questo suono. Sono versatile e mi piace sperimentare con la musica: potreste vedermi rappare su un pezzo hip hop oppure semplicemente cantare sopra tamburi etnici o creare suoni casuali.
Come è nata l’idea del progetto Femme Electronic?
Ho iniziato il progetto Femme Electronic nel 2016 con l’aiuto del Goethe Zentrum Kampala e di Santuri East Africa, che mi hanno fornito uno spazio dove esibirmi e uno spazio dove insegnare alle future ragazze/donne nel campo del Djing e della Musica Elettronica con uno “stile Africano”. Negli anni ho sentito che nessun effetto, nessuna considerazione stava venendo fuori dalla mia nazione sulle donne Dj e ho pensato che fosse il momento di farle uscire fuori e quindi ho dato il via al processo “creando un effetto a catena”. Con l’aiuto del Goethe abbiamo avuto come supporto alcuni influenti Dj dall’Europa per aiutarci ad integrare le loro conoscenze nel progetto.
Che problematiche o difficoltà hai incontrato?
È stata abbastanza dura motivare le ragazze a registrarsi al corso, perché molte famiglie Ugandesi non prendono seriamente l’arte del Djing o la musica in generale e alcune ragazze erano troppo distratte per completare il corso. Qualcuna l’ha preso come un passatempo e si è arresa a metà strada. Mettere insieme una raccolta di musica è stato un altro scoglio difficile da superare, perché in Uganda non abbiamo veri e propri negozi di dischi e la maggior parte della musica è piratata; inoltre acquistare musica on-line è troppo costoso per i comuni Dj in Africa.
Hai trovato collaborazioni o problemi di comprensione del progetto da parte delle istituzioni, associazioni, altro?
Si, il progetto è stato spesso frainteso da parecchie persone nel mio paese. Ho incontrato resistenza da alcuni gruppi contro le donne, conservatori e moralisti che pensavano che stavamo formando/riconvertendo persone in un movimento LBGTQi semplicemente a causa del nome DJ Rachael. È stata dura trovare collaboratori all’inizio, ma sta piano piano diventando più semplice perché c’è un crescente interesse del mondo verso i temi musicali dell’Est Africa e parecchi artisti o produttori stanno andando alla ricerca di quell’atmosfera. Ma è comunque difficile trovare la gente giusta con cui lavorare senza farsi fregare le idee. Anche i festival musicali in tutto il mondo sono piuttosto complicati da frequentare, con questo tipo di musica, e non è facile ottenere uno spazio su queste piattaforme, specialmente per le donne musiciste o DJ africane.
Ho conosciuto il progetto tramite un blog italiano, Tonyface, che riportava l’articolo di un quotidiano italiano, Il Manifesto, e del portale okayafrica.com. Il progetto è stato coperto adeguatamente dai media?
Il progetto ha avuto qualche copertura internazionale e recentemente la CNN ha fatto un’intervista che è stata mandata in onda sul canale CNN-Inside Africa 2021, ma io penso che abbiamo bisogno di molta più copertura per cercare e coinvolgere più donne nel mondo con lo spirito, i progetti simili e i talenti e per mostrare loro che possono ottenere riconoscimento e successo nel proprio spazio e nel mondo.
Come è strutturato il progetto? Quali canali social predilige?
Inizialmente il progetto era più strutturato sull’apprendimento tramite workshop in presenza, cura e presentazioni di eventi a pagamento, con incontri mondani per renderli più inclusivi e un po’ redditizi per i membri. A causa della pandemia abbiamo dovuto interrompere questa formula e trasferire i workshop on-line; sia il progetto sia i membri hanno sofferto molto per questa situazione, perché era un progetto in crescita che aveva iniziato a prendere slancio ed ottenere un certo riconoscimento. Attualmente usiamo come canali Facebook: Femme Electronic e Instagram: femmeelectronic_official
A prima vista il progetto è un importante strumento di emancipazione femminile. Consideri la musica un veicolo privilegiato per promuovere determinati cambiamenti sociali in un contesto come quello africano?
Si, penso che la musica sia un aspetto importantissimo e potente di ogni società, e con questo progetto alle donne viene dato il potere di influenzare i cambiamenti sociali e anche di alterare lo status quo in un dato ambiente. Femme Electronic è stato fondato con l’obiettivo di variare lo status quo nell’industria musicale per dare alle donne lo stesso peso degli uomini, ma ha influenzato altre sfere a livello globale in parecchi progetti nascenti ed ha creato un positivo effetto boomerang, specialmente in Africa. Prendendo l’Uganda come esempio, quasi tutti i maggiori eventi a livello underground e maistream prima della pandemia: Nyege Nyege Festival, Bayimba International Festival, Mirembe Rhythm, Femme Famous, Ladies Affair (International women’s Day), Rise & Fall of the Berlin Wall (GZKampala), avevano una donna Dj nella loro programmazione, da quando il nostro progetto è partito. Il mondo africano si è gradualmente reso conto che le donne hanno molto di più da dare di quanto inizialmente, e in maniera superficiale, si era immaginato, perché si profondono totalmente, quando si dedicano ai loro progetti.
Il progetto comprende la possibilità di collaborazioni con altri progetti e/o altre associazioni?
Si, noi certamente incoraggiamo e cerchiamo collaboratori e associazioni in tutte le forme. La collaborazione può essere musicale, in termini di scambio di conoscenze, distribuzione di attrezzature, opportunità di visibilità o persino aiuti finanziari per dare ulteriore impulso al nostro progetto. La società Native Instruments è stata una costante nel progetto Femme Electronic, con la donazione di Dj e strumentazione musicale da usare per far partire il progetto. Io voglio raggiungere più collaboratori possibili che permettano alle donne di beneficiare di tali progetti e diventarne l’epitome.
Il progetto si presta ad integrazioni con altre forme culturali come scrittura e/o video?
Abbiamo lavorato con parecchi festival come Baymba International Festival e parecchi artisti sul fronte del Djing e della Produzione. Al momento non ci siamo immersi totalmente in queste forme ma siamo in procinto di espanderci
Come si svilupperà in futuro il progetto?
Il mio sogno è vedere tutte le donne coinvolte nel progetto diventare famose e influenti nel loro ambito nell’Industria della musica elettronica ed essere l’attrazione principale dei maggiori festival ed eventi. Io voglio che siano coinvolte in tutto quello che si muove nella scena della musica elettronica. Ho un piano di integrare in futuro la musica con fotografia, video, arte, grafica, ingegneria del suono e scrittura di canzoni per lavorare/collaborare in tutte le forme di produzione musicale, organizzazione di eventi e lavoro di backstage per le donne in una scena musicale elettronica più ampia. Un piano audace, se posso permettermi. Dita incrociate, “pollice rotto”…!!!
Link: Dj Rachael Facebook Page
Link: DJ Rachael Instagram Profile
Link: Femme Electronic Instagram Page
Link: Femme Electronic Facebook Page
Link: Santuri East Africa Femme Electronic
Link: Goethe-Zentrum Kampala Facebook Page