(ECM Records 2021)
Quest’ultimo capitolo discografico in uscita per la ECM del musicista norvegese Mathias Eick, classe 1979, è un miracolo di equilibrio e ispirazione. Ciascuna delle sette tracce si aggira mediamente intorno ai cinque minuti, per una durata complessiva di meno di quaranta minuti. Poco, si dirà. Ma il livello qualitativo è talmente alto che ciascun brano reclama un ascolto concentrato, assorto, in qualche modo separato dai restanti brani – coi quali, pure, è condivisa una sorta di trama narrativa interna – in virtù della propria unicità. Una unicità che riposa innanzitutto su melodie che rapiscono da subito, in virtù della loro qualità insieme nostalgica e onirica, che lambiscono i territori del folk ma che sembrano altresì abitare una dimensione atemporale. Magistrale è la capacità di Eick di dispiegarle in modo parco e armonioso, senza sprecare nemmeno una nota in inutili divagazioni, bensì spingendole senza apparente sforzo verso territori espressivi a esse congeniali, dove ogni elemento – ritmico, armonico, timbrico – risalta senza mai imporre la propria presenza. Notevole è anche il modo di utilizzare i colori strumentali: di fondere il suono vellutato della tromba – suonata dallo stesso Eick – col violino; di affidarsi, quando si ritiene occorra, ai riverberi della steel guitar; di farsi accompagnare dai fraseggi delicati del pianoforte e del basso; di dosare in chiave evocativa la batteria e le percussioni. Se ha ancora senso parlare di un jazz nordico, questo Cd ne costituisce senz’altro una delle gemme più preziose.
Voto: 8