(EMA Vinci Records 2021)
Composizioni proprie (Bivir, di Alessandro Sbordoni), arrangiamenti di composizioni di celebri maestri del Novecento musicale (Two di Cage, Maknongan di Scelsi e un cospicuo numero di improvvisazioni (Morning Birds, Rag Free 1 & 2, Air, Night Birds): ecco i brani inclusi in questo album che unisce Giuseppe Silvi (professore di elettroacustica al Conservatorio di Bari e qui responsabile del live electronics) a due tra i rappresentati di punta della musica d’avanguardia contemporanea: il flautista e compositore Roberto Fabbriciani (già collaboratore di Luigi Nono, John Cage, Gyorgy Ligeti e Karlheinz Stockhausen, solo per annotare qualche nome…) e Alessandro Sbordoni (già membro del Gruppo d’Improvvisazione Nuova Consonanza, compositore, pianista e qui attivo al bayan).
La crema della musica di ricerca consapevole del Novecento (ovviamente Cage e Scelsi, ma anche Nono ed Evangelisti per intenderci) non solo riecheggia nelle atmosfere sonore dipinte dal trio, ma è attraversata e fatta rivivere nel dialogo interpretativo che i tre musicisti intessono tra di loro, con la cultura da cui provengono e con l’ascoltatore. L’espressività intensa (si ascolti come Sbordoni esprime il carattere profondamente ancestrale del timbro del bayan), la tensione contemplativa (so che suona paradossale, ma il paradosso è qui risolto nel suono), l’aria di devozione e mistero che emerge nell’articolazione narrativa (una narratività non rappresentazionale, ma emotiva), e, notevolmente, l’attenzione per la melodia e la sua configurazione concreta nel e del tempo (per esempio nei rapidi e incisivi volteggi del flauto di Fabbriciani) sono tra gli elementi stilistici che fanno di questo disco una delicata meraviglia.
L’intelligenza creativa del terzetto emerge in tutto il disco, ma anche in alcuni particolari che è bene evidenziare: ad esempio, i rumori non intenzionali prodotti dai tasti del bayan di Sbordoni sono accolti dalla produzione di Silvi come contributi alla configurazione musicale, introducendo un elemento percussivo che amplifica lo spazio sonoro (si ascolti Bivir). Improvvisazione e composizione non sono intese, e praticate, come due soluzioni opposte al problema della creatività musicale; costituiscono bensì un intreccio vivo che supera, nel e con il suono, la distinzione tra scrivere e realizzare musica, nonché l’alternativa netta tra musica dal vivo e musica registrata.
Inoltre la copertina del disco, una foto d’improvvisazione di Germano Scurti (peraltro uno dei massimi interpreti contemporanei proprio del bayan), evidenzia anche la qualità immaginale della musica, cara a Sbordoni, e il farsi azione dell’immagine attraverso il suono attraverso la presentazio di quell’apertura vitale e comunicativa che rende la musica indispensabile, invitandoci a esplorare i possibili significati incorporati nelle vibrazioni della sua esistenza effimera e ad assaporarne così la densa portata esistenziale.
Voto: 9