(Cantaloupe Music 2021)
Questo recente lavoro di Michael Gordon – compositore newyorkese classe 1956, tra i fondatori del collettivo Bang on a Can – fa parte di una serie di opere, come le precedenti Rushes (per ensemble di fagotti) o Timber (per percussioni), caratterizzate da omogeneità timbrica e durata considerevole, che arriva a circa un’ora. In questo caso la composizione – il cui titolo è, inequivocabilmente, 8 – è scritta per otto violoncelli, nella fattispecie il Cello Octet Amsterdam. Se per alcuni compositori il ricorso a multipli dello stesso strumento è finalizzato a una maggiore concentrazione sui dettagli formali e strutturali percepibili all’ascolto (penso ai lavori per sei pianoforti di Reich e Fitkin), Gordon mira (e riesce) a indurre uno stato meditativo ed estatico nell’ascoltatore, anche attraverso la sperimentazione acustica – che riguarda, non da ultimo, la disposizione circolare degli otto violoncellisti – che la dimensione live (o, in alternativa, l’utilizzo delle cuffie stereo) massimamente esalta. L’inizio della composizione ricorda il John Adams di Shaker Loops, con quei colpi d’archetto sulle corde dei violoncelli ripetuti in modo ossessivo e palpitante a formare una sorta di basso continuo, da cui emerge un accattivante motivo melodico-ritmico caro a Gordon (ne troviamo traccia ad esempio anche in Gene Takes a Drink) che “passa” gradualmente da un musicista all’altro. Tuttavia, il brano lentamente evolve verso territori altri, che comprendono seducenti passaggi in pizzicato, per approdare infine a una lunga serie di spaziosi accordi, in cui si stempera quell’iperattivismo ritmico elettrizzante e inesorabile che rimane una delle cifre salienti del compositore americano.
Voto: 7,5