(Minus Habens Records 2021)
Il disco digitale ci scaraventa indietro nel tempo, alle atmosfere del sound elettronico-sintetico degli anni Settanta e Ottanta. Ma più che colonna sonora di una serie televisiva immaginaria, come dichiarano le note del disco, la musica qui esposta mi richiama i pomeriggi in sala giochi a smanettare su Space Invanders e simili videogames. Certamente con un pizzico di Depeche Mode in più, quel suono elettronico cadenzato e danzante è proprio quanto viene riproposto nelle tracce di questo disco del compositore marchighiano – prodotto durante il periodo del lockdown e pubblicato a 15 anni di distanza dal suo ultimo lavoro. Due sono, in particolare, i brani che mi piace ricordare: Black Swan, unico brano cantato del disco, dalle venature new (old) vawe, e Dust, malinconica ed evocativa, espressiva dello smarrimento che, almeno in parte, è quello che coglie chi si ritrova ad ascoltare – riproposte a distanza temporale siderale – ciò che un tempo suonava futuro e ora si ripresenta come un futuro passato: in un laboratorio distopico che pare abbia partorito l’incubo da cui forse ci stiamo risvegliando. Almeno nel sogno di un videogame vintage.
Voto: 7
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