Complice il rinnovato, ma realmente mai sopito, interesse per le cassette musicali, sono ritornato a cercare tape label attive sul territorio nazionale che potevano raccontare la loro storia e la loro filosofia di suono. Una di queste è l’italiana Communion, conosciuta tramite via Artetetra, tape label che Kathodik segue da tempo e che fu intervistata su queste pagine anni fa (precisamente qui). La Communion è una tape label attiva nella ricerca e nella valorizzazioni di interessanti manufatti sonori “exoterici” e ho pensato che meritava un dovuto approfondimento. Detto fatto, li ho contattati e ci ho scambiato le mie solite quattro chiacchiere digitali. A voi la lettura:
Quali sono le origini dell’etichetta? Come è nata l’idea? Quali ispirazioni ci sono state? A quali modelli, se ci sono stati, si è fatto riferimento?
L’etichetta nasce nel 2016 come continuazione dell’attività di organizzazione di happening e concerti intrapresa con il collettivo un paio di anni prima. Communion nasce come collettivo nel 2014 all’interno degli spazi occupati di Macao. La ragione per cui nacque all’epoca era fondamentalmente quella di colmare un vuoto nella città, di unire due mondi al tempo poco comunicanti, almeno nel contesto milanese: quello della “musica live” e quello del clubbing.
In generale un trait d’union della nostra attività è un approccio psichedelico alle produzioni, siano esse dischi o rassegne di concerti. Immaginare nuovi mondi e forme del reale a partire da una riconfigurazione sempre mutevole degli schemi percettivi e delle concezioni che ne derivano. A ciò si unisce un processo produttivo quanto più possibile libero da logiche di mercato, il progetto è gestito senza pressioni di calendario e di vendite, per questo molto spesso le edizioni sono limitate e rilasciate senza una cadenza prestabilita. È difficile indicare un modello o un’ispirazione precisa, diciamo che abbiamo iniziato facendo semplicemente ciò che sentivamo tentando di rispondere a un’esigenza condivisa e in seguito, come in un meccanismo di feedback, siamo stati influenzati a nostra volta dalle varie situazioni che abbiamo contribuito a far nascere nel corso di questi sette anni.
Perché il formato cassetta?
Per una banale questione di costi e praticità. Ci teniamo in generale a che le nostre produzioni siano in qualche modo speciali e uniche, oltre a che abbiano una controparte materiale che sviluppi le suggestioni estetiche presenti implicitamente nella musica. Sono tutte edizioni estremamente limitate ma ciononostante molto curate dal punto di vista grafico e qualitativo. Non è comunque l’unico formato a cui ci limitiamo, anzi, ci piace variare i formati a seconda dei progetti e ad oggi contiamo uscite in cassetta, vinile, digitale, formati particolari come cofanetti con inserti stampati, e nel futuro non escludiamo di provarne anche altri come il cd o l’usb-drive.
Come scegliete le produzioni?
Di base ci deve interessare il sound che un artista propone e ci deve essere un qualche tipo di risonanza anche a livello umano e di attitudine. Lavoriamo in una modalità molto intima e amichevole e ciò è permesso dalla natura schiva delle nostre produzioni. Non ci piace riempire i social di post per bombardare le persone, preferiamo una comunicazione meno invadente via mail o che semplicemente le persone si imbattano nel nostro lavoro per caso. Così anche rispetto alla produzione, cerchiamo di guardarci intorno tra le persone che conosciamo o comunque in qualche modo a noi vicine, magari conosciute per passaparola di un amico o a un concerto. Ovviamente se qualcuno ci manda del materiale interessante cerchiamo di approfondire e di instaurare un rapporto per capire se è possibile avviare una collaborazione.
Come scegliete i gruppi/artisti?
Come dicevo molto spesso sono amici o persone che conosciamo già per i motivi più disparati a mandarci materiale inedito e chiederci un parere sulle loro produzioni. Se il suono ci interessa proponiamo all’artista la possibilità di lavorare insieme a una pubblicazione e poi sta a lui capire se è interessato o meno a lavorare con noi.
Cosa pensate delle coproduzioni?
É un forma che ci interessa moltissimo e che rappresenta un po’ il cuore di Communion. Portiamo avanti questo discorso dai primissimi giorni di vita del progetto. Inizialmente abbiamo sviluppato un’attitudine verso le collaborazioni all’interno dell’esperienza di Macao e del Tavolo Suono relativamente all’organizzazione di eventi e rassegne live, in particolare ad esempio con il festival Saturnalia alla cui organizzazione abbiamo contribuito dal 2014 al 2019, e in cui la condivisione orizzontale di spazi e risorse obbligava a una collaborazione costante e favoriva nuove forme di interazione e la contaminazione tra idee e pratiche molto diverse fra loro. Da quell’esperienza abbiamo compreso l’importanza del sapersi fare da parte come individui per lavorare insieme a qualcosa di prima mai visto, che non potrebbe esistere senza l’incontro-scontro di più punti di vista. Proprio in questo periodo siamo al lavoro su due co-produzioni con due delle etichette con cui condividiamo questo tipo tipo di approccio, Artetetra e Das Andere Selbst.
Con chi vorreste collaborare a livello nazionale? Ed internazionale?
Non ti saprei dire qualcuno in particolare con cui vorremmo collaborare, ci troviamo già molto bene con le persone, etichette, collettivi con cui siamo in contatto. La nascita delle collaborazioni è estemporanea e contigente, non frutto di programmi, cerchiamo più possibile di vivere nel presente e cogliere ciò che ha da offrire nel luogo e nel momento in cui ci troviamo di volta in volta. Ciò non toglie che siamo sempre aperti a nuove possibilità e magari da un giorno all’altro può nascere un bellissimo rapporto con un artista che non avevamo mai visto prima, come per altro è successo di recente con Jacopo Buda, trombettista riminese di cui rilasceremo a breve un nuovo lavoro.
Come vedete la scena musicale italiana, produzioni, live e quant’altro?
Al momento non ci sembra esistere alcuna vera e propria scena. Le varie realtà sparse sul territorio operano soprattutto a livello locale (o non operano affatto), sia per ragioni legate al Covid, sia proprio per una forma mentis che sicuramente la pandemia ha esasperato ma che esiste da ben prima. In generale certamente ci sono collettivi, etichette e artisti che stimiamo e apprezziamo come Artetetra, Pampsychia, Clam, Ansia, Survive, Haunter, Realia e molti altri.
Progetti futuri?
Come dicevo più sopra stiamo lavorando a una collaborazione “estesa” per così dire con Artetetra e DAS per il nuovo disco di Delmore Fx, sempre con Artetetra stiamo portando avanti il progetto “Alkisah” nato come collaborazione transnazionale per la pubblicazione dell’ultimo disco dei Senyawa. Al tempo abbiamo pubblicato insieme ad Alkisah “MAKA”, disco di rework e remix, a cui daremo un seguito per celebrare il primo anno di vita della release e del network. Oltre a queste la una nuova uscita di Jacopo Buda, la prima sulla label, di cui parlavo prima. Ci sono altre produzioni in fase di avvio ma siccome ci piace vivere nel presente, di queste parleremo un altro giorno.
Link: Communion Tape Label Bandcamp Page