Intervista con la musicista, ricercatrice, storica della musica elettronica Johann Merrich

Johann Merrich è una musicista e studiosa della musica elettronica che seguo con Kathodik dagli esordi della sua ricerca artistica e musicologica. Dal primo contatto avuto con il volume ‘Le pioniere della Musica elettronica’, mi sono documentato sui suoi lavori e studi portati avanti in tutti questi anni. Ho anche avuto il piacere di presentare sia ‘Le pioniere’ sia ‘Breve Storia della Musica elettronica e delle sue protagoniste’ in varie occasioni, tra festival ed eventi tematici. Ma un approfondimento, via quattro chiacchiere digitali, non lo avevo mai fatto e ho ritenuto necessario fare il punto con l’artista su tutti i progetti in cui è stata ed è coinvolta. Ne è venuta fuori una chiacchierata interessantissima e piena zeppa di spunti: metaforicamente parlando potete vedere l’intervista come un “albero digitale” da cui fioriscono molteplici “idee” da approfondire. A voi la lettura:

Iniziamo l’intervista con un collegamento: raccontami come è nata l’idea del libro ‘Breve storia della Musica Elettronica e delle sue protagoniste’. Il testo si pone come la prosecuzione di un discorso iniziato con il tuo primo libro ‘Le pioniere della Musica elettronica’, argomento di cui discutemmo tempo fa (qui). Perché hai ritenuto necessario continuare la ricerca e l’approfondimento del tema? (nella foto Johann Merrich@Bar Lento – CC Gabriele Nastro)

‘Breve Storia’ rappresenta una tappa evolutiva delle mie ricerche; il mio primo libro, ‘Le Pioniere della Musica Elettronica’, ha preso vita nel 2012 e dalla quella data i miei studi non si sono mai fermati. In questi dieci anni, ho iniziato a sviluppare nuove visioni e consapevolezze etico-critiche. ‘Le Pioniere’ estraeva storie di donne dal loro contesto naturale – ovvero: dalla più ampia storia della musica, dava ancora spazio al concetto del primato e si limitava a un numero molto esiguo di contributi e di Paesi. Con ‘Breve Storia’ ho voluto cercare un cammino diverso, storicamente e criticamente più sensato: non volevo raccontare delle vite eccezionali, ma ricostruire la storia di un’espressione artistica reintegrando le figure omesse dalla narrazione storica tradizionale. Le omissioni inferte dagli storici del passato non riguardato solo le identità di genere, ma anche la geopolitica: interi Stati e continenti sono stati lasciati in disparte. Capita davvero di rado di incontrare nei libri gli accadimenti della storia dell’elettronica sudamericana, russa o in indiana… ‘Breve Storia’ è solo un’altra tappa di un percorso di ricerca: al suo interno mancano ancora tante altre grandi esperienze, come il contributo degli afro-discendenti nella storia di questo genere negli Stati Uniti e molti altri fenomeni avvenuti, ad esempio, in Grecia o in Serbia… Ho cercato di recuperare alcune lacune aggiungendo due capitoli nell’edizione inglese, ma temo che la mia ricerca sia realisticamente infinita. Chi desidera seguire i progressi di questo nuovo racconto della storia della musica elettronica può leggere la mia rubrica “Brevi Storie” accolta da musicaelettronica.it o ascoltare l’omonimo podcast via USMARADIO. In questo periodo mi sto occupando degli studi di musica elettronica sorti in paesi poco riconosciuti dalla storia ufficiale.

Raccontami del duo sperimentale che hai formato con l’artista visivo Eeviac, l’Impero della Luce, e di cui ho recensito l’uscita discografica ‘Il mare di Dirac’ qui. Se posso azzardare una riflessione, la vostra ricerca sonora mi rimanda agli scritti di Teresa Rampazzi, che ho letto nel 1° numero della rivista Musica/Tecnologia (liberamente scaricabile qui). In estrema sintesi, Teresa Rampazzi compie le sue ricerche nel Centro di Sonologia Computazionale di Padova (ne ho parlato con la ricercatrice musicologa Laura Zattra qui), ricerche che si concentrano sull’’oggetto sonoro’, ricavabile da ascolti del “suono quotidiano”, se si può dire. Ritrovo lo stesso spirito di ricerca, di comprensione nell’attenzione particolare che ponente al nel vostro lavoro al “suono” prodotto dagli apparecchi di uso quotidiano, come televisori, radio, apparecchi che sono parte essenziale delle vostre esibizioni live. Che ne pensi? Condividi quest’impressione?

Certamente, le ricerche di Rampazzi sono un pezzo di coscienza musicale che portiamo con noi, ma il nostro modo di ascoltare il mondo non può prescindere dalle grandi lezioni di Cage sul silenzio e sull’estetica del suono, tanto meno possiamo trascurare l’opera di Christina Kubisch, tra le pioniere che hanno inaugurato con coraggio il nostro campo di espressione; proseguiamo infatti nella divulgazione delle sue electrical walks, grazie a una collaborazione con il brand russo di dispositivi per la sperimentazione SOMA electronics, partnership che abbiamo avviato nel 2020. C’è poi Pauline Oliveros con il suo Deep Listening, che è un altro ingrediente essenziale della nostra pratica musicale. Ci piace imparare dagli altri e sfruttare al meglio le riflessioni che risuonano con il nostro modo di intendere la musica e il suono.

foto: Lorenzo Ferraro http://www.lorenzoferraro.com

Se mi permetti ti “uso” come fonte di informazione: raccontami l’esperienza de L’Impero della Luce che si è esibito live al Tallin Music Week, grazie al network europeo Keychange, che ho intervistato qui.

Abbiamo avuto l’onore di essere parte dell’edizione 2021 di KeyChange, programma europeo dedicato al raggiungimento della parità di genere nell’industria musicale, e questo ci ha dato l’opportunità di esibirci in uno showcase alla Tallinn Music Week. L’esperienza è stata davvero nutriente: la TMW è una settimana intensa di incontri tra etichette musicali, manager, festival internazionali, agenzie di booking, artisti… ed è costellata di concerti accolti in posti elettrizzanti, come lo Sveta. A Tallinn abbiamo collaborato alla stesura di un Manifesto che sarà portato al Parlamento Europeo l’anno prossimo e incontrato molti attori dell’industria discografica. Più in generale, durante l’anno della nostra partecipazione a KeyChange – partecipando a workshop, meeting e sessioni di lavoro a Stoccolma, a Tallinn e a Milano – abbiamo potuto conoscere molte persone che in tutto il mondo si impegnano quotidianamente per costruire un’industria musicale più etica e sana. Il progetto europeo per noi ora è formalmente concluso, ma continuiamo a far parte della rete e siamo attivi nel gruppo di lavoro di KeyChange Italia con il quale ci incontriamo virtualmente a cadenza mensile per portare avanti altre azioni per il cambiamento.

Ritorniamo al libro ‘Breve storia della musica elettronica e delle sue protagoniste’: grazie al network She Said So Italy, costola italiana di She Said So, hai avuto la possibilità di tradurlo in inglese. Come è nato il progetto?

Grazie a KeyChange ho avuto l’opportunità di entrare in contatto con il network di She.Said.So. International. È una rete di mutuo soccorso dove musiciste e lavoratrici del mondo della musica possono chiedere o offrire lavoro, suggerimenti, collaborazioni… Quando ho deciso di tradurre ‘Breve Storia della Musica Elettronica’ in lingua inglese ero alla disperata ricerca di una traduttrice che fosse però anche a conoscenza della storia della musica elettronica e dei suoi termini tecnici e che si rendesse conto di come dovrebbe funzionare l’uso delle parole in una narrazione gender neutral; così ho pensato di chiedere aiuto al network ed è nata così la connessione con Barbara Beatrice Lavitola e Mattia Brundo, che – grazie al supporto economico di Mariann Steegmann Foundation e alla partnership con Heroines of Sound – hanno potuto fare l’eccellente lavoro di traduzione attraverso l’agenzia BBL Translation.

Hai contribuito alla creazione del network Nuova Musica, intervistato qui. Da quella volta dell’intervista come si è evoluto il progetto?

In realtà no, non ho contribuito alla creazione del network Nuova Musica, ho semplicemente preso parte alle attività del gruppo grazie a una conversazione e a un invito esteso da Laura Agnusdei. Attualmente il progetto è in stasi: stiamo cercando tutti di concentrarci sulla faticosa ricostruzione delle nostre vite musicali… L’urgenza di combattere per migliorare le cose nel nostro settore professionale però c’è sempre.

Veniamo alle tue manifestazioni sulla “matrice”: parlami del Blog Breve Storia della Musica elettronica e delle sue protagoniste.

Il Blog Breve Storia della Musica Elettronica è l’erede della mia omonima mail del sabato, una sorta di newsletter dedicata alla divulgazione della storia della musica elettronica che ho inviato ai miei lettori per quasi un quinquennio. Era un appuntamento fisso che mi dava l’opportunità di tenere viva la ricerca e di creare un nuovo linguaggio per parlare di musica contemporanea e sperimentazione. La pandemia purtroppo ha portato con sé un grande cambio di vita e ho dovuto ricalibrare i miei impegni: ogni Breve Storia del sabato richiedeva almeno un paio di giornate di lavoro a settimana, tempo che la situazione pandemica ha completamente divorato. Ho dovuto comprimere i miei sforzi e i miei tempi per cercare una via alternativa alla musica dal vivo per sopravvivere, e di conseguenza ho dovuto interrompere a malincuore gli appuntamenti epistolari. Mi riservo dello spazio per la divulgazione nel mio blog, che raccoglie una selezione delle mail del sabato degli anni appena trascorsi, nella speranza di ritrovare serenità e più tempo per poter riprendere la redazione delle mail del sabato in futuro.

Dal tuo punto di vista di ricercatrice secondo te è cambiato qualcosa nel gender Gap nella ricerca musicale? C’è stata e continua ad esserci una voglia di riscoperta di valide artiste che non sono state capite e apprezzate al loro tempo?

Noto con grande piacere un continuo rinnovo in tal senso: molte ragazze e giovani donne mi scrivono per raccontarmi delle loro ricerche e delle loro iniziative o per condividere appuntamenti di divulgazione. Vedo sempre più forze impegnate in questa riscoperta, tantissimo impegno e lavoro; nonostante questa meravigliosa fioritura di coscienze e intelletti, lo Stato italiano si dimostra ancora una volta fuori tempo massimo, così come le istituzioni preposte all’educazione o allo stanziamento di fondi per la ricerca e la divulgazione: nessuno, nel concreto, sta muovendo un dito – o meglio un euro – per cambiare le cose. L’inclusione è un processo a lungo termine che deve essere sostenuto, per realizzarsi. L’impegno dei volontari, da solo, non basta.

Raccontami la tua esperienza con il Soundmit, l’International Sound Summit. Cosa “hai dato” e che cosa “hai potuto ap-prendere”?

SoundMit è una bellissima esperienza che sono contenta di aver finalmente incontrato di persona, se così si può dire, due edizioni fa. Nel 2020 Francesco Mulassano, che è ideatore e curatore di SoundMit, mi ha gentilmente invitato a condurre due interviste, una a Suzanne Ciani, l’altra a Dena Perlman, e a partecipare a una piccola talk sul gender gap con Luisa Santacesaria e Valentina Bertolani, ricercatrici a capo del progetto Curatingdiversity. SoundMit è un’ottima occasione per imparare e conoscere molte tecnologie ed esperienze del suono elettronico: l’edizione 2021, con il Museo del Synth Marchigiano e Italiano (intervistato qui) è stata meravigliosa. Serviva davvero un ponte per collegare passato e futuro e per far riscoprire la storia del synth italiano, che in pochi purtroppo conoscono.

Raccontami la tua esperienza con il Centro di Ricerca per la Radiofonia Usmaradio.

Seguo USMARADIO da quando l’ho conosciuta, nel 2019, grazie alla celebrazione dell’anniversario de ‘Il Treno di John Cage’. Stimo moltissimo Roberto Paci Dalò e le iniziative che sta facendo, assieme a valorosi partner, collaboratori e collaboratrici, per la radiofonia e la divulgazione dell’arte radiofonica, un unicum al mondo. CRIR nasce come ovvia prosecuzione del grande lavoro che ruota attorno a USMARADIO; mi è stato chiesto di entrare a far parte del suo comitato scientifico, assieme a molte altre persone esperte e brillanti. Dall’anno scorso ho iniziato a trasformare le mie Brevi Storie in una serie di podcast, appuntamenti che introducono piccoli frammenti di storia della musica elettronica del passato e del presente.

Raccontami la tua esperienza con il festival berlinese Heroines of Sound

Ho sempre guardato con interesse le attività del festival che ogni anno richiamava a Berlino protagoniste della musica elettronica come Beatriz Ferreyra e Annea Lockwood. Ho pensato di contattare Bettina Wackernagel – direttore artistico del festival e fondatrice – per conoscerla e chiederle una mano durante la ricerca dei fondi necessari alla traduzione in lingua inglese di ‘Breve Storia della Musica Elettronica’. Da uno scambio di mail è nata una profonda collaborazione e una partnership che hanno portato all’aggiudicazione di un finanziamento elargito dalla Fondazione Mariann Steegmann. A Bettina devo veramente molto. È grazie a lei e a Heroines of Sound se il mio libro è oggi edito anche in inglese. Per questo motivo, la presentazione mondiale del volume è accaduta proprio durante la scorsa edizione del festival.

Chiudiamo l’intervista con la consueta domanda finale: progetti per il futuro?

Dal 2021 preferisco non fare più progetti, mi pare che i tempi non siano propizi e questi giorni orribili confermano la necessità di prudenza. Ho da poco avviato Poltergeist, la mia attività di copywriting e ghostwriting dedicata a quanti lavorano nell’industria musicale, un insieme di servizi di scrittura pensati per aiutare gli artisti a comunicare meglio le loro opere e i loro obiettivi professionali. Nell’ambito della ricerca, mi sto occupando della storia di alcuni studi per la musica elettronica in Serbia, Grecia e Turchia. Sto scrivendo il mio terzo libro sulla storia dell’elettronica, questa volta affrontata in senso multiculturale e lentamente, sto iniziando a fissare qualche data con L’Impero della Luce, ma ancora non posso rivelare dettagli in merito…

Link: electronicmusic-shorthistory.com/
Link: johannmerrich.bandcamp.com/album/es
Link: soundcloud.com/johann-merrich
Link: soundcloud.com/impero_della_luce