(TUM Records 2021)
Continua la disamina degli album che il grande Wadada Leo Smith sta pubblicando per celebrare in maniera degna i suoi 80 anni. Noi abbiamo iniziato le celebrazioni con l’intervista (la trovate qui), con la recensione del primo dei suoi progetti con Milford Graves e Bill Laswell ‘Sacred Ceremonies’ (recensione qui), e del secondo dei suoi progetti, questo in solo, titolato ‘Trumpet’ (la trovate qui). Ora questo box, con il Great Lakes Quartet, formazione rodata, nella figura leggendaria del sassofonista e flautista Henry Threadgill, uno dei fondatori dell’AACM, fondamentale associazione nella storia del Jazz, John Lindberg al contrabbasso, cofondatore, insieme a James Emery e al violinista Billy Bang, dello String Trio Of New York, collaboratore storico di svariate formazioni di Leo Smith, Jack De Jonette alla batteria, terzo nome di “peso sonoro”, collaborazioni tra gli altri con Keith Jarret e Dave Holland. Questa volta ci aggiungiamo le copertine dei box dipinte dall’artista finlandese Ahti Lavonen, rarefatte e materiche, belle senza se e senza ma.
Ma veniamo agli album, quattro sinfonie intitolate Gold Symphony, Diamond Symphony, Pearl Symphony, Sapphire Symphony a cui si aggiunge il brano The President and their vision for America e vede Jonathon Haffner, al sax alto e soprano. Con questo box, che leggiamo nelle parole di Wadada Leo Smith, si inspira allo storico album di Don Cherry del 1966, Symphony for Improvisers, Wadada Leo Smith vuole ricordare il contributo culturale che la tradizione del Midwest Americano ha dato nel plasmare la società Americana. Arrivando alla sostanza “da pentagramma” la musica è eccellente, l’interplay tra i musicisti è ottima, e le sinfonie si dispiegano con grazia e potenza, svelando all’ascolto un rarefatto groove funky che fa capolino regolarmente durante l’esecuzione, mantenendo desta l’attenzione, ed evitando momenti di “stanca”. Vi do un consiglio: concedetevi del tempo e ascoltatevi tutto il box di seguito… soddisfazione garantita.
Voto: 8