Nella storia della filosofia dell’arte il concetto di improvvisazione è stato trattato in lungo e in largo da tantissimi filosofi, tra gli altri Vladimir Jankélévitc e Michel De Certeau, come uno dei concetti inesauribili con cui fare i conti. In tempi recenti il termine è uscito dall’ambito della filosofia dell’arte e dell’estetica ed è approdato in campi quali le neuroscienze, la sociologia, la pedagogia, la politica, l’urbanistica, a dimostrare la vitalità del concetto e la sua “plasticità adattiva”. A dare ulteriore “carburante” al dibattito contemporaneo sulla filosofia dell’improvvisazione giunge all’attenzione di Kathodik questo possente tomo, edito per la prestigiosa casa editrice americana Routledge, e curato da due importanti studiosi quali Alessandro Bertinetto, recensore storico di Kathodik, che nella vita è professore di Filosofia Teoretica all’Università di Torino, e Marcello Ruta, professore di filosofia all’Università di Berna, in Svizzera. Come leggiamo dall’introduzione, attraverso la storia noi sappiamo che l’improvvisazione nelle arti come concetto si sviluppa dalla ‘Poetica’ di Aristotele, passa per la retorica di Cicerone, e si sistematizza nel Rinascimento, attraverso la Commedia dell’Arte di Carlo Goldoni definita “commedia all’improvviso”. La pratica diventa popolare nella declamazione della poesia e siccome la recitazione improvvisata di versi era abitualmente accompagnata dalla musica, il termine inizia ad indicare anche “comporre musica mentre si performa”. Da qui il termine viene associato specialmente alle arti performative, fino ad entrare a far parte del linguaggio quotidiano della vita di tutti i giorni. Per lo studioso Jerrold Levinson, ad esempio, l’improvvisazione fa riferimento a “un’azione spontanea dove si agisce in modo imprevisto”, nel senso che l’improvvisazione si può anche intendere come routine abituale di modi di azione appresi attraverso la cara e vecchia pratica, e poi diventati automatismi, come guidare la macchina e andare in bicicletta; l’improvvisazione si può intendere una consapevole volontà di invenzione e di realizzazione attraverso l’esecuzione e la realizzazione, anche grazie al riciclo e al riutilizzo di materiale pre-esistente, e così via. Venendo al volume, apprendiamo che si divide in due parti e quattro sezioni: la prima parte comprende due sezioni dedicate rispettivamente all’investigazione teoretica dell’improvvisazione artistica – ontologia e fenomenologia – e agli aspetti estetici dell’arte dell’improvvisazione combinata con il suo significato politico e i suoi effetti sulla società. Le due sezioni della seconda parte sono dedicate rispettivamente alla musica, data la sua enorme importanza nella storia del concetto, e alle altre arti come pittura, scultura, fotografia, poesia, letteratura, architettura, cucina, e videogiochi. Venendo ai nomi coinvolti leggiamo che il volume presenta gli articoli di 48 eminenti studiosi che si cimentano nel parlare di cinema, musica, danza, cucina, design, arte, poesia, teatro. Quarantotto studiosi di varie nazionalità, con diversificate competenze in varie branche della filosofia, come la filosofia analitica, l’ermeneutica, la fenomenologia, i cultural studies, la teoria critica utilizzate per fornire diversi punti di vista e di analisi della questione improvvisativa, quarantotto visioni differenti in un continuo e avvincente dialogo “improvvisato” che non è mai fermo, mai “soddisfatto” e continuamente teso ad “improvvisare” interpretazioni per accrescere e vivacizzare il dibattito filosofico e sociale. Niente di “certo”, quindi, ma, per fortuna, tanti spunti per domande sempre più raffinate e più stimolanti per il lettore che si cimenterà con questa importante opera.
Tirando i dadi della recensione possiamo dire che questa è un’opera importante, un inesauribile “zibaldone di possibilità” da consultare e “compulsare” improvvisandone la lettura. Garantito che non vi annoierete!
Alessandro Bertinetto, Marcello Ruta (a cura di), The Routledge Handbook of Philosophy and Improvvisation in the Arts, New York, Routledge, 2021