(Discus Music 2022)
Qualche annotazione scritta, qualche partitura grafica e le idee emergenti dall’interazione improvvisativa. Questi gli ingredienti principali della musica del trio formato da Martin Archer ai sassofoni, Michael Bardon al contrabbasso e al violoncello e Walt Shaw a batteria e percussioni. Il disco è convincente. Le 6 tracce propongono un sound tra il free jazz, l’astrattismo modernista, la libera improvvisazione. Qua e là vengono proposti i tipici riff della musica di Archer a fare da struttura portante; in altri casi (Walt Blues) è la forma a offrire un riferimento; in altri ancora (Chime Schene) il richiamo culturale attraverso il timbro e gli effetti sonori propone un ancoraggio per l’ascolto. Ma in generale, e come suggerisce il titolo dell’ultima traccia (Improvisation in Traditional Form) a fare da trait d’union tra i brani e da collante interno alle diverse tracce è l’improvvisazione, precisamente nella forma tradizionale di una performance che genera la propria normatività attraverso il processo formativo sonoro. Miscelando sospensione e incisività, dialogando con attenzione e responsività, esplorando il suono attraverso la sua costruzione, i tre musicisti riescono a portare l’ascoltatore nel vivo della fucina creativa di un concerto dove si inventa musica suonandola. Un bel risultato.
Voto: 8