Premetto che cercavo da un po’ di tempo un testo come questo, che mi avesse fornito una visione aggiornata della storia e dei protagonisti della musica elettroacustica e informatica attraverso, come leggo dalla prefazione “le forme della creatività tecnologico-musicale intese come figure di un’ampia transizione storico-culturale: dalla tarda modernità alla post-modernità, fino alle soglie del contemporaneo, quando si rivela l’individuazione di pratiche sonore non più pensate necessariamente come musica”. E devo dire che il volume in questione ha soddisfatto ampiamente le mie aspettative. Lo spaccato musicale che Agostino Di Scipio nel suo volume ha trattato, dalla fine dell’800 fino ai giorni nostri, è stato raccontato con intrigante piglio narrativo, e mi ha permesso di inquadrare chiaramente chi ha fatto cosa, e perché. Quindi nelle pagine del volume ho potuto ritrovare le storie “canoniche” dagli anni 60’ dei laboratori e studi di musica elettroacustica, come Parigi e la ‘musica concreta’ di Pierre Schaeffer realizzata al GRM Group de Recherce Musicale, lo Studio per la Musica Elettronica della WDR di Colonia con il suo più famoso “smanettatore sonoro” Karlheinz Stockhausen, il Tape Music Center della Columbia di New York, l’Istituto di Fonologia della Rai di Milano con Luigi Nono, Luciano Berio e Bruno Maderna, ma anche lo Studio di Fonologia Musicale di Firenze fondato da Pietro Grossi, pioniere nel campo dell’informatica musicale, lo Studio di Musica Elettronica di Torino, fondato da Enore Zaffiri. Ho approfondito il concerto di Live Electronics, ovvero in soldoni “sonanti” musica elettronica dal ‘vivo’ e alcuni suoi interpreti come, di nuovo, Karlhein Stockhausen con il suo Mikrophonie I, e altri nomi “familiari” come John Cage, David Tudor, Terry Riley, Steve Reich, e tanti altri. Ho ri-scoperto le storie di importanti collettivi sperimentali europei quali in Italia il Gruppo Improvvisazione Nuova Consonanza fondato da Franco Evangelisti, e il MEV Musica Elettronica Viva composto da, tra gli altri, Alvin Curran e Allan Bryant. Per poi passare al Regno Unito e ri-conoscere gli AMM di Keith Rowe, Lou Gare, Edwin Prevost,e la Music Improvvisation Company, in cui militava il chitarrista Derek Bailey. Ho potuto approfondire la filosofia della Computer Music e dei suoi fondatori come l’ingegnere Max Mathews, ho ritrovato il Centro di Sonologia Computazionale di Padova, di cui avevo appreso la storia quando ho intervistato la musicologa Laura Zattra (qui). Ho approfondito il concetto di “performance non solo come gesto esecutivo legato ad uno schema (partitura) o come azione estemporanea (improvvisazione), ma anche come relazione con oggetti tecnici accolti nelle loro determinate valenze culturali e sociologiche” e sono entrato in relazione con l’americano Glenn Branca e il giapponese Toshimaru Nakamura. E “via leggendo”, una miriade di informazioni, di nomi, di chiare spiegazioni sulla tecnica utilizzata in quel contesto e in quel momento per fare quella cosa, fino ad arrivare a concettualizzare, come scrive Di Scipio, ‘inedite pratiche ‘sonore-ma-non-più-musicali’ come quelle di sound design e arte sonora’. Insomma, un bel libro che vi consiglio.
Link: Agostino di Scipio, Circuiti del Tempo. Un percorso storico-critico nella creatività musicale elettroacustica e informatica, Lucca, Libreria Musicale Italiana, 2021