(Discus Music 2022)
Quanto alla classifica del mio personale gradimento, che comunque conta relativamente, l’album si colloca in mezzo rispetto al primo lavoro del trio ‘Les Oiseaux de Matisse’ (2019), che mi aveva entusiasmato, e al secondo, ‘Dream Feather’ (2020) che, invece, mi aveva deluso. Al progetto, oltre a Ron Caines (sassofoni e composizioni) e Martin Archer (sassofoni, organo, piano rhodes, elettronica), hanno collaborato Johnny Hunter alla batteria, Hervé Perez all’elettronica e agli effetti e Chris Sharkey (chitarra ed elettronica), Byron Wallen (tromba), Graham Clark (violino), Ben Higham (basso tuba), Corey Mwamba (vibrafono ed elettronica), Gus Garside (basso): insomma gran parte della scuderia della Discus; ma non Laura Cole, i cui accordi al piano qui sono funzionalmente sostituiti dalla chitarra e dal vibrafono. I 14 brani sono articolati in 3 suites che si richiamano l’una con l’altra con significative riapparizioni di materiali nel corso di tutto l’album. Il genere è il jazz d’avanguardia cui ci ha abituati in questi anni la Discus, e soprattutto il prolifico Martin Archer, che qui collabora in particolare agli arrangiamenti. Se i sassofoni, e in generale i fiati, sono spesso in primo piamo, gli interventi del vibrafono, dell’elettronica, del violino, della chitarra non sono insignificanti. Disco d’atmosfera, piuttosto che piattaforma per l’alternarsi di assoli, propone la tipica successione di riff melodici scanditi e ripetuti – dando a volte l’impressione di citare momenti topici di famosi standard jazz (come in Anubis, che mi riporta alla mente Round Midnight e anche qualche altro classicone) e momenti più magmatici. Una prova più che discreta.
Voto: 7