(Macina Dischi 2022)
Gli Astral Brew sono un quartetto di Vittorio Veneto, attivo dal 2013. “Plasmic Energy” è il loro terzo lavoro.
Il gruppo veneto si esprime con una miscela di jazz elettrico e fusion, inframmezzati da grooves funk-rock che si mescolano ad atmosfere libere ed ossessioni kraut. I brani, infatti, sono complessi e pieni di spunti, con cambi di registro stilistico.
Apre le danze Breathing the Fire of Io uno scoppiettante freejazz, con una ritmica afrofunk e tante variazioni, tra accelerazioni, deragliamenti e ritorni sulla carreggiata. Con Dunes of Shangri-La sembra che gli Astral Brew vogliano riposarsi, accasciandosi su un jazz costante senza guizzi, con i fiati in assolo, che si alternano alla chitarra.
Discorso diverso per Orion’s Opium, apparentemente minimale tra momenti di attesa, con aperture, tra inciampi e sperimentazioni caratterizzate da una mancanza di linearità dettata da drones e chitarre larghe. Sulla stessa lunghezza d’onda Probe in the Wormhole, minimale e spezzettata, tra vibrazioni e momenti di ricarica.
Freejazz, funky e wah-wah sono alla base di Naked Sun, che parte irruenta, per poi evolversi tra assoli e contorsioni chitarristiche, con il fondamentale apporto del basso. Velvet and Swords da un punto di vista concettuale non si discosta dai brani precedenti, ma ha il valore aggiunto di una chitarra che evoca quella di wah wah e sonorità grevi in prfondità, sfioranado le chitarre di Marc Ribot.
Voto: 7,5
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