Ho scoperto via social, sinceramente non mi ricordo quale, la notizia che stava per nascere una rivista dedicata al Graphic Journalism in Italia, ‘La Revue Dessinée Italia’. Come faccio di solito mi sono inscritto alla newsletter e ho seguito via mail tutti gli sviluppi. Appena uscito il primo numero, ho avuto la fortuna di trovarlo nella mia libreria di fiducia, pronto per la lettura. Poi ad un festival del fumetto ho avuto modo di conoscere Alessio Ravazzani della ‘Revue’ e proporre un’intervista alla redazione per Kathodik. Perché da lettore di fumetti, da “persona che cerca di informarsi sui fatti”, da soggetto consapevole che “il fumetto è potente” ho ritenuto necessario saperne di più su questa bellissima iniziativa. A voi i risultati della chiacchierata.
Come nasce l’idea della rivista?
L’idea della rivista si può addebitare interamente a Massimo Colella, co-fondatore dell’agenzia di comunicazione francese La Bande Destinée: nel 2013 ha seguito con molto interesse la nascita della ‘Revue Dessinée’ francese ed è diventato un abbonato della prima ora. Già da quel momento ha confessato che avrebbe voluto vedere riproposta quell’esperienza anche in Italia. Dato che nessuno fino a ora l’aveva ancora fatto, nel 2020 ha contattato la redazione francese per proporre di portare la rivista oltralpe e successivamente contatta i collaboratori italiani con cui avrebbe voluto fare questa esperienza. Contatta me e Lorenzo Palloni, membri del collettivo Mammaiuto e dello Studio Traccia, per l’esperienza che abbiamo acquisito nel mondo del fumetto. Poi chiede ad Andrea Coccia, giornalista indipendente e co/fondatore di SlowNews di seguire la parte giornalistica della rivista.
Perché una rivista di Graphic Journalism?
Perché unisce due elementi la cui unione crea un mix estremamente efficace per comunicare.
Uno è il giornalismo “lento”, di approfondimento e di riflessione che porta precisione dei dati e una visione ampia e complessiva degli argomenti trattati. L’altro è il disegno a fumetti che dà una rappresentazione grafica al reportage, ci fornisce volti, personaggi con cui immedesimarci ed empatizzare, mediati dallo stile grafico dei disegnatori che attribuisce un ulteriore valore culturale ed estetico alle storie.
Come avete strutturato la promozione della rivista?
Il nostro primo passo è stata una campagna di crowdfunding, strategia in precedenza seguita anche dalla rivista francese e sperimentata con successo da Massimo con il gioco da tavolo “Bruti” creato da Gipi. Questo tipo di promozione ci ha dato la possibilità di non avere bisogno di finanziamenti da nessuno e mantenere la rivista indipendente e libera. Contemporaneamente il crowdfunding ha creato una comunità interessata al progetto, ha permesso ai potenziali lettori di seguire il nostro processo di crescita e di lavoro mentre era in divenire. Poi tramite tutti i canali possibili era importante esporre le peculiarità della rivista: la totale indipendenza economica e politica, il fatto che i nostri reportage hanno un approccio lento e rigoroso, che i giornalisti e i disegnatori vengono retribuiti adeguatamente per il loro contributo e, per ultima, che il modo in cui vengono raccontate le nostre storie le rende immuni all’invecchiamento precoce di cui soffrono tutte le notizie giornalistiche.
Com’è strutturata la redazione?
Massimo è il responsabile del progetto, segue la parte burocratica, la promozione social e, assieme a Lorenzo, si occupa di coordinare i giornalisti e i disegnatori, Lorenzo si occupa di trasformare il “trattamento” dei giornalisti in sceneggiatura e segue l’editing dei fumetti, Andrea Coccia è la parte giornalistica della redazione, valuta le proposte dei giornalisti e pensa al migliore “taglio” che il reportage potrebbe avere, io faccio il grafico editoriale, metto assieme i pezzi del volume, lettero i testi e impagino assieme a Massimo.
Come scegliete gli argomenti da trattare?
Sul sito La Revue Dessinée Italia abbiamo aperto un bando permanente per le proposte di giornalisti e curriculum di disegnatori. La maggior parte delle proposte arrivano mediante quel canale e in alcuni casi tramite il contatto diretto alle fiere o in altre occasioni promozionali. Solo in alcuni casi abbiamo contattato direttamente il giornalista per chiedere di farci delle proposte su argomenti specifici su cui aveva grande competenza. Le proposte vengono poi selezionate in base ad alcuni criteri. Il più importante è che devono essere storie che non invecchiano. Reportage il cui interesse non deve scadere o esaurirsi in poco tempo, così la forza delle storie rimane stabile e noi abbiamo la possibilità di avere i tempi tecnici per scriverla e disegnarla. Devono essere storie interessanti e devono parlare di cose di cui non si parla o si parla poco. Se tappano una falla lasciata dall’informazione mainstream è una storia per fa per la ‘Revue Dessinée Italia’.
Nella sua totalità cerchiamo di dargli un aspetto “eterogeneo” di tematiche e stili grafici.
Come scegliete i disegnatori? E gli scrittori?
L’abbinamento si fa pensando alle caratteristiche del disegnatore in base al reportage. È importante uno stile grafico appropriato che sia coerente con i testi. È importante l’interesse personale e il coinvolgimento che il disegnatore potrebbe avere con gli argomenti trattati. Ed è importante anche la vicinanza territoriale, per la possibilità di avere riferimenti visivi a portata di mano, conoscere il territorio e le persone che ci vivono e avere coinvolgimento emotivo.
Nota: Per gli scrittori dovrei aver risposto nella domanda precedente
Pensate che con la vostra rivista riuscirete a veicolare argomenti anche “scottanti”, grazie alla potenza, oramai riconosciuta, del fumetto?
Lo speriamo davvero. L’abbinamento tra giornalismo e fumetto ha delle potenzialità comunicative enormi. A l’esempio del reportage francese che trattava l’argomento delle alghe verdi tossiche delle coste della Bretagna che è diventato un caso giornalistico che ha fatto scandalo per l’intreccio incredibile tra politica, industria agroalimentare e sindacati agricoli. Un vero giallo con depistaggi, omertà, minacce e intimidazioni di vario genere. L’inchiesta è stata parzialmente pubblicata sulla ‘Revue’ francese e poi integralmente raccolta in un fumetto che ha vinto svariati premi, è stato selezionata al Festival del fumetto di Angouleme del 2020, hanno fatto un documentario, trasmissioni radiofoniche e si parla anche di un adattamento cinematografico in lavorazione.
Progetti futuri? Pensate di espandervi su altri media, come il video o l’animazione?
Non ci abbiamo mai nemmeno pensato. I nostri sforzi sono concentrati nella buona riuscita del progetto cartaceo. Naturalmente se Steven Soderbergh ci chiedesse uno dei nostri reportage per farci un film ne saremmo davvero entusiasti.
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