(Neuma Records 2022)
Ad appena un anno dalla sua ultima fatica discografica, il violinista e compositore Richard Carr torna a incidere la sua musica per la Neuma Records. Molti sono i paralleli con i lavori contenuti nel cd del 2021. Anche qui abbiamo a che fare con dodici brani, scritti per un quartetto d’archi – formato da Laura Lutzke, Ben Russell, Caleb Burhans, Clarice Jansen – cui si affianca lo stesso Carr, impegnato ora al violino, ora al pianoforte e alla chitarra. Ancor più sostanziali sono le somiglianze strettamente musicali: il linguaggio di Carr si mantiene fermamente tonale, e felicemente idiomatico per gli archi. Colpisce l’abilità di Carr nello sviluppare in una maniera che definirei organica i singoli brani, che crescono e si diramano a partire da uno spunto melodico, intessendo fluide e avvolgenti polifonie. Altrove l’idea di base è un ritmo di danza, che si fa gradualmente sempre più incalzante, man mano che l’intreccio si fa più serrato. Altrettanto interessanti sono i brani in cui l’autore disegna uno sfondo armonico o ritmico stabile a partire dal quale i musicisti sono liberi di improvvisare, seppur mantenendo una notevole coesione d’insieme. Il pensiero ambientalista che ha ispirato questi lavori si riflette in un percepibile (all’ascolto) senso dello spazio, nel sentimento di apertura verso gli ambienti – “landscapes” – che abitiamo, ma anche nella denuncia della nostra mancanza di rispetto verso la natura che ci ospita, implicita nel tono dolente – “lamentations” – che pervade alcuni dei brani proposti.
Voto: 7,5