Settima puntata dedicata alla scoperta e alla conoscenza di Centri di ricerca, Musei e Studi di registrazione dove si studia e si pratica musica elettronica in tutte le sue forme. Nella prima il Museo del Synth Marchigiano (qui). Nella seconda lo SMEM Swiss Museum for Electronic Music Instruments (qui). Nella terza il MESS Melbourne Electronic Sound Studio (qui). Nella quarta, il Nakatsugawa Korg Museum (qui). Nella quinta il Museo della Farfisa (qui). Nella sesta il VSM Vintage Synthesizer Museum (qui). Oggi è la volta del ricercatore dell’Università Politecnica delle Marche Leonardo Gabrielli, che mi ha raccontato la storia e l’organizzazione della 23sima edizione del CIM: Colloquio di Informatica Musicale, che si terrà nei giorni dal 25 al 28 ottobre ad Ancona, negli spazi della Mole Vanvitelliana. La chiacchierata è stata molto interessante e a voi la lettura:
Che cos’è il CIM? come nasce? Fammi una breve cronistoria.
Il CIM: Colloquio di Informatica Musicale, è nato nel 1976 al CNUCE di Pisa, ogni edizione si sposta, e poi si è stabilizzato con questa cadenza biennale, o per lo meno quasi sempre biennale. L’evento nasce nell’epoca d’oro della Computer Music, dal quel periodo d’entusiasmo dei centri di ricerca che facevano ricerca in questo settore, che erano parecchi. L’Italia da questo punto di vista ha una bella tradizione: Italia, Francia e Stati Uniti secondo me sono tra i Paesi che hanno una tradizione più lunga e continuativa, anche l’Inghilterra, e anche il titolo Colloquio dà subito questo carattere di informalità, perché comunque quella che partecipa e organizza è una comunità, dal punto di vista umano, molto, ma molto informale, aperta, non c’è mai stata la logica di fare dei convegni “molto formali” e questo spirito è rimasto sempre. Per esempio una caratteristica dei Colloqui è che sono sempre stati gratuiti, che è un po’ una rarità, perché in ambito accademico le conferenze di più giorni, di solito sono conferenze per ricercatori, che hanno un certo costo, che ovviamente copre tutte le spese organizzative. Il CIM, invece, si è sempre pensato di farlo in maniera gratuita così da renderlo inclusivo, tanto da permettere agli studenti, in particolare di conservatorio, che possano avere delle difficoltà economiche, di poter partecipare, perché l’evento è un’ottima occasione per la loro formazione. La forma di questi colloqui in generale, per quanto ne so io, poi ovviamente ogni edizione magari ha la sua particolarità, si è stabilità grazie all’ICMC: International Computer Music Conference, che è, come dire, il CIM in formato internazionale, la conferenza internazionale che era nata due anni prima del CIM, nel 1974, e che è strutturata con questo connubio tra parte scientifica che prevede una serie di presentazioni orali e la parte musicale con concerti, rigorosamente musica elettroacustica, live electronics, acusmatica, tutta musica per sola elettronica o elettronica e strumento musicale. La combinazione rende la conferenza molto interessante perché ovviamente non c’è solo la parte scientifica di giorno, ma ci sono anche le sessioni di ascolto pomeridiane e i concerti serali. Un evento molto complesso da organizzare, come per farti un esempio, l’organizzazione del festival Acusmatiq sommato a quello di una conferenza scientifica… lavoro molto complesso e articolato, ma sono testardo…
Perché il CIM è stato organizzato ad Ancona? In particolare perché l’Università Politecnica delle Marche?
La ragione della scelta di questa sede è prima di tutto il riconoscimento alle attività di ricerca in ambito musicale che ho svolto io e altri ricercatori all’Università Politecnica delle Marche. Un po’ di cronistoria: un paio di anni fa mi venne proposto da uno dei membri del direttivo dell’AIMI, che è l’Associazione di Informatica Musicale Italiana, di valutare l’idea di farlo noi ad Ancona perché ovviamente c’è un certo background, un po’ anche sulla scia del convengo che organizzammo sull’Iris, centro di ricerca della Bontempi, al Museo del Sinth Marchigiano a Macerata, agli Antichi Forni, nel 2019. Anche quell’evento è stato patrocinato dall’AIMI, una giornata in cui abbiamo parlato della MARS, una delle prime workstation musicali basata su personal computer, primi anni 90, progettata in Italia da Bontempi raccogliendo i migliori ricercatori da Italia e Francia dell’epoca. Io è dal 2012 che frequento l’AIMI, sono stato ai precedenti CIM, quindi diciamo che la ragione principale della scelta del luogo è questo sostrato culturale che abbiamo costruito, per le attività che facciamo in questi anni e ovviamente la frequentazione costante di questo ambiente. Prima di tutto questo però, se vuoi scavare un po’ più indietro nella storia, non è tutta farina del nostro sacco, nel senso che il gruppo di ricerca di cui facciamo parte ha sempre trattato temi legati all’audio e avuto “frequentazioni musicali” da molto prima della nostra entrata nel gruppo. Infatti il CIM nel 1983 venne organizzato per la prima volta ad Ancona, questa è la seconda, e all’epoca c’era l’università di Ancona che stava lavorando nell’ambito musicale e l’ISELQUI, che era questo centro di ricerca e sviluppo pubblico-privato che aveva un ruolo fondamentale per sostenere le imprese marchigiane di strumenti musicali. Quindi nell’83 si pensò bene di organizzarlo ad Ancona, dato che in quel momento storico c’erano tantissime sinergie nel settore. A me piace molto l’idea di riprendere in qualche modo quella vocazione perché di fatto è ancora rimasta intatta, e le attività che facciamo nell’università in questi anni sono principalmente legate allo strumento musicale. Quindi noi operiamo in maniera abbastanza precisa in un settore dell’ambito della musica elettronica e informatica musicale, un settore se vuoi molto parziale, dato che ci sono mille ambiti di ricerca… a parte tutti i temi tecnici che ci possono essere, ad esempio c’è l’aspetto musicologico, e qui vengo ad una tua intervista alla ricercatrice Laura Zattra (la trovate qui); c’è l’aspetto compositivo, l’aspetto legato all’estetica…
In riferimento a questo argomento mi viene in mente l’intervista che ho fatto alla professoressa Elvira Brattico (qui)…
Ci sarà anche lei: come keynote abbiamo invitato la professoressa Elvira Brattico, la ricercatrice Laura Zattra, e una studiosa finlandese, Henna Tahvanainen, che si occupa di acustica musicale.
Quindi per ritornare alla tua domanda, il CIM si tiene ad Ancona perché in questo momento noi siamo molto attivi in questo settore, e continuiamo sulla strada della ricerca tracciata oramai da parecchi anni. Ritornando alla storia dopo il CIM del 1983, l’industria musicale marchigiana entra in crisi, crisi legata al fatto che l’azione di supporto all’industria fatta da ISELQUI era arrivata tardi: ci vogliono tanti anni per inserirsi nel tessuto industriale e le aziende dell’epoca erano troppo improntate su un modello artigianale per reggere la competizione dei giapponesi. Dopo un periodo di assestamento quello che esiste oggi dell’industria musicale marchigiana è solido, abbiamo tante imprese che in qualche modo ci sostengono o partecipano al CIM che sono quasi tutte marchigiane, motivo di ulteriore conferma.
Il tema che declino nell’idea su cui ho incentrato l’incipit della conferenza, idea che chiaramente non la vincola in nessun modo, è ‘Corpi fisici’. Il tema è doppio: da un lato è inteso come i corpi fisici delle persone, degli interpreti, dei ricercatori che finalmente si incontrano di persona dopo lo stop della pandemia perché nel 2020 l’edizione del CIM che si doveva tenere è saltata e quindi dal 2018 che non si fa; e dall’altro lato per corpo è inteso come il corpo dello strumento: quindi la fisica, l’acustica, questi aspetti che richiamano lo strumento musicale che è il nostro tema principale qui nelle Marche. Quindi rimane un po’ questo pallino fisso e sullo strumento musicale ci siamo anche un po’ sbizzarriti, nel senso che la conferenza è basata su due call: una scientifica e una artistica. Quella artistica prevede una serie di vincoli, possono essere inviati per esempio brani suonati da certi strumenti. Abbiamo messo strumenti che ci interessano per la tradizione, quindi la fisarmonica e l’organo per esempio, che sono due strumenti caratterizzanti, vedi il Festival della Fisarmonica di Castelfidardo da dove è nato tutto il distretto – poi alla fine la fisarmonica è il motivo per cui siamo qui, è nato tutto da lì – e l’organo è lo strumento su cui la regione ha tanto investito, partendo dall’organo elettronico della Farfisa fino all’organo liturgico digitale che è ancora una delle eccellenze che abbiamo a livello mondiale…
Interessante, questa cosa non si sa niente, per addetti ai lavori…
Noi abbiamo avuto un paio di industrie che erano molto importanti e una che è ancora in vita ed è attualmente il maggior esportatore a livello globale di organi liturgici digitali. Ovviamente è una cosa che interessa la collettività e che ha secondo me una ricaduta importante a livello di legame tra l’arte organaria e la storia della musica e non solo nell’ambito canonico della Chiesa Cristiana…
Condivido pienamente il tuo punto di vista…
Altra domanda che nasce da quello che hai detto precedentemente: esiste una storia dello strumento marchigiano, che racconti il distretto industriale, racconti le varie industrie presenti sul territorio e i vari strumenti prodotti?
No e questo è un enorme problema, è una cosa che manca, tante volte con Paolo Bragaglia (musicista e direttore artistico del festival di musica elettronica Acusmatiq) abbiamo ragionato sull’idea di scrivere una monografia sullo strumento marchigiano, ma non riusciamo mai ad iniziare. Ci sono alcuni libri sulla storia di Castelfidardo, sulla fisarmonica, ce ne sono diversi, uno mi dicono che è molto completo e affidabile ma sinceramente non ho mai letto. Infatti il problema di tutti questi libri è che sono scritti da persone del luogo che conoscono bene alcuni pezzi della storia, ma non essendo storici o ricercatori ,i loro volumi, pur avendo un valore esperienziale importantissimo, mancano di dati scientifici di supporto. Io, per esempio, per questa conferenza, dato che avevo da parte parecchio materiale, ho scritto un articolo che è stato accettato e che presenterò alla conferenza, che si potrebbe considerare un nucleo iniziale da cui far partire altri lavori di ricerca storica, lavori che non mi competono in quanto non sono uno storico, uno storico della tecnologia. Una persona che potrebbe fare ricerca in questo campo sarebbe Laura Zattra, glielo abbiamo accennato varie volte; lei sarebbe interessata, ma fino ad ora non siamo riusciti a ragionarci seriamente. Ritornando all’articolo ho voluto iniziare a mettere insieme un po’ di dati, una lista delle aziende più importanti con sedi, data di nascita e una sorta di mappa. Chi ha revisionato l’articolo mi ha fatto notare una serie di appunti: date incomplete, fonti mancanti da citare. Però ti dico sinceramente che le fonti da citare non ce le ho, perché in un certo senso sono stato “garzone a bottega” in questo settore, ho conosciuto alcune persone, ci ho lavorato insieme, ho sentito discorsi, racconti… ci sono molte cose che bisognerebbe documentare in maniera precisa: le condizioni di lavoro, il lavoro a cottimo come funzionava, eccetera eccetera. Ma serve un metodo. Noi abbiamo moltissime fonti orali, ma bisogna fare le verifiche di quello che viene detto da queste fonti orali, bisogna magari guardare i dati della Camera di Commercio, andare a cercare gli archivi delle aziende, perché certi aspetti richiedono un occhio tecnico che faccia chiarezza su chi ha inventato cosa, dove e quando. Un altro aspetto secondo me sarebbe quello economico, quindi un lavoro da economista, che analizzi i fatturati, veda quanto esportava una data azienda, chi era il pubblico a cui arrivava un dato strumento… Per questo articolo, per farti un esempio, ho provato a farmi un’idea di quanto vale oggi l’industria marchigiana degli strumenti musicali: ad esempio ci sono dati consultabili gratuitamente da, per dirne uno di riferimento: Reportaziende.it, il quotidiano nazionale, e ho trovato che le Marche hanno un fatturato complessivo del 62%, più della metà del fatturato nazionale; seguono altre regioni come la Lombardia, il Veneto, la Toscana. Nelle Marche il grosso del fatturato lo fanno una decina di aziende, poi ci sono una miriade di piccole aziende che producono molti strumenti elettronici, poi aziende che producono le fisarmoniche, tante aziende di piccole dimensioni…
Comunque voi con il Museo del Synth Marchigiano state cercando di far ripartire l’interesse commerciale….
Secondo me fare un lavoro solo a livello storico è interessante, però sarebbe un po’ come implicitamente ammettere che è una cosa legata al passato e invece la cosa è viva e poi, io faccio le mie considerazioni anche politiche per quella che è la mia esperienza, e quello che ho visto di settori tecnologici legati all’industria musicale, rispetto ad altri settori come può essere quello degli elettrodomestici. Il settore musicale è un settore che in qualche modo può dare un po’ di energia al comparto culturale umanistico perché richiede delle competenze artistiche e artigianali e anzi ne ha bisogno, le assorbe e le tiene vive. Per dire, quando ti parlo dell’organo: c’è l’azienda che costruisce gli organi digitali, ci sono le persone che stanno dietro alla costruzione che studiano lo strumento storico, l’organo a canne che ha una tradizione storica importantissima, ci sono scuole di costruttori per tutte le tipologie di organi, c’è tutta una tradizione che andrebbe persa se non valorizzata. Chiaramente bisogna guardare in faccia la realtà, e cioè una cosa che ha un risvolto economico è anche una cosa che rimane viva, altrimenti “muore”. Inoltre queste aziende creano delle relazioni umane che sono uniche, chi lavora all’interno di queste aziende, sarà che ti lega la passione e mentre fai le cose ti diverti, però si creano delle relazioni umane importanti che sicuramente non si creano in altri ambienti di lavoro dove il rapporto è più “freddo”; chiaramente gli strumenti elettronici possono essere prodotti in serie, però c’è anche molto lavoro artigianale; noi non abbiamo bisogno di mille operai che facciano una cosa a ripetizione ma di cento artigiani che sappiano fare bene quello che fanno e gli piaccia farlo, perché vivono in un ecosistema sano. Chiudo qui con la mia visione politica del lavoro.
Entriamo nello specifico delle giornate: come sono strutturate le tre giornate al CIM: concerti, mostre, convegni, relazioni, eccetera, eccetera?
Ti rimando subito al sito aggiornato: https://www.cim2022.info/ Sicuramente in corso d’opera cambierà qualcosa, ma la struttura è quella.
Nello specifico si inizia martedì sera con il concerto inaugurale, di repertorio, deciso da noi: ci sono due brani, il primo che suoneremo con la MARS, occasione d’oro data la presenza della studiosa Sylviane Sapir, dato il fatto che abbiamo la MARS da noi al Museo, e il secondo che è un brano di Luigi Nono, scritto per il trombonista Giancarlo Schiaffini, resosi disponibile, per noi una gioia, che lo suonerà quella stessa sera.
Giancarlo Schiaffini e Sylviane Sapir sono due riferimenti importantissimi, e per noi è un motivo di orgoglio aprire il CIM con questo concerto. Ci saranno anche altri brani più recenti, quindi ancor di più è un appuntamento da non perdere.
Nei giorni successivi avrà inizio la conferenza così strutturata: di giorno le varie presentazioni e la sera i concerti, cioè il 26 e il 27, poi il 28 ci sarà la chiusura della conferenza nel pomeriggio. I concerti del 26 e del 27 sono tutti di brani selezionati dalla call che avevamo attivato per il CIM, quindi sono quasi tutti recentissimi, molti sono inediti, molti sono acusmatici, quindi audio video, senza interpreti, e altri invece per strumento ed elettronica. Il programma delle serate è molto fitto, perché abbiamo avuto tantissime submissions, e abbiamo cercato di selezionarne quante più possibili perché il livello è altissimo… ogni brano è una cosa a sé perché cambiano gli strumenti, cambiano gli algoritmi, la resa nello spazio, addirittura una sera abbiamo un setup in ottofonia, otto casse…
Mi ricorda il concerto di Stockausen a Macerata, al Lauro Rossi all’interno della Rassegna di Nuova Musica, qualche anno fa, nel 2007…
Ci sono diverse cose in quadrifonia e ottofonia, lo spazio è molto bello, è l’Auditorium della Mole. Inoltre il martedì prima di iniziare la conferenza lanciamo un hackaton con Davide Mancini, titolare di un’azienda che da anni costruisce i sistemi modulari, (per farti capire l’evento Asmoc all’interno del festival Acusmatiq, è nato grazie a lui). Davide Mancini sta lavorando ad un flauto dolce, il flauto che viene suonato nelle scuole, strumento digitale con una serie di sensori; quindi funge da flauto dolce ma se vuoi puoi anche collegarlo a quello che ti pare e suonarci altri strumenti o controllare dei synth. Quindi l’hackaton funziona così: chi vuole partecipare prende uno strumento e può inventare algoritmi, sistemi di interazione uomo-macchina o nuovi strumenti collegandolo al suo computer. Alla fine della conferenza, le idee migliori, (secondo me possono uscire delle cose bellissime perché lo strumento ha tanti sensori di possibilità di utilizzo) vengono premiate.
È un’attività che segue in parallelo la conferenza, e penso possa piacere e divertire.
Poi giovedì 27, dalle 16 alla conferenza ci sarà un workshop su ‘I generi nella musica elettronica’…
Ti fermo un attimo: una domanda che volevo fare è se il CIM XXIII è attento alle tematiche di genere, alla ricerca musicale al femminile, e vedo che mi stai rispondendo…
Esatto, la cosa fondamentale tra l’altro è che questo workshop è stato proposto da alcune ricercatrici dell’AIMI tra cui Sylviane Sapir, Laura Zattra e Anna Terzaroli, diciamo che era un tema che era nell’aria da un po’… Secondo la mia esperienza, quello che ho visto negli ultimi anni nelle diverse conferenze di settore conferenze legate al mondo della ricerca in ambito di audio, musica elettronica e così via ma in generale in tutti i settori dell’ingegneria e altro si sta diffondendo sempre di più la pratica di discutere questo tema, di discutere il fatto che le donne sono poco rappresentate e quindi vivono magari delle situazioni svantaggiate. Per farti capire ti riporto questo fatto: m’è capitato in una conferenza che diciamo è attinente a questa, più ingegneristica ma attinente a questa, che era stata fatta una sessione sulle donne nella ricerca, ma inserita alla fine della conferenza in cui moltissimi presenti ormai stavano andando via, sessione in cui neanche le donne avevano partecipato e quindi era evidentemente un momento messo lì più per contentino che con un serio intento di far partire una riflessione. Invece quello che è nato in quest’occasione è l’interesse vivo da parte di quelle donne che partecipano alla comunità di fare qualcosa di concreto, quindi loro hanno innanzitutto proposto questo tema. Ovviamente dare loro lo spazio era più che scontato, e chiaramente si è deciso di non mettere questo spazio l’ultimo giorno alla fine della conferenza perché sarebbe stata una cosa ipocrita e quindi si è messo al centro della conferenza. Queste ricercatrici hanno iniziato a contattare quante più donne conoscessero, ovviamente diciamo donne ma ci si estenderebbe anche oltre e anche da qui il tema: i generi e non solo le donne nella musica elettronica, perché nel nostro ambito sembrerebbe che poi non ci sono altri gruppi minoritari di fatto, già le donne sono una nicchia piccola, altre identità di genere probabilmente se non ci sono non sono emerse, comunque il discorso è sempre aperto. Queste ricercatrici hanno preparato dei questionari per cercare di raccogliere quanti più dati possibili su cui ragionare durante la conferenza, e durante la tavola rotonda del giorno 27 in cui capire quali dati emergono, quali problematiche vengono alla luce. Anche in questo caso secondo me siamo riusciti a fare, o meglio loro sono riuscite a fare qualcosa importante, di sentito…
…condivido, un punto di partenza per far partire una discussione più articolata, per ora a livello regionale, ma comunque un punto di partenza strutturato…
…esatto l’idea è quello di tenere dentro l’AIMI uno sguardo costante…
… mi vengono i mente le interviste che ho fatto ai componenti del network europeo Keychange (qui), il lavoro quotidiano della ricercatrice Johann Merrich (intervistata qui)…
Secondo me da questo punto di vista nel mondo della musica elettronica stiamo “imbroccando” una buona strada, una strada che è stata voluta e che non è stata, come dire, messa lì per ipocrisia, per facciata, non stiamo parlando di quote rosa, stiamo parlando di un movimento spontaneo che non viene osteggiato e viene favorito (spero, insomma che non venga osteggiato, che non ci siano magari atteggiamenti retrogradi)…
…secondo me non ci possono essere… prima o poi saranno “spazzati” via dalla storia, anche perché non si può continuare a fare questi ragionamenti in questo tempo, chi li fa non ha contatto con la realtà, ma vive in un mondo parallelo…
Altra domanda: ritornando sul cartaceo nel vero senso della parola, prevedete una pubblicazione degli atti in: cartaceo, video, file pdf liberamente scaricabile, prevedete podcast delle registrazioni?
No multimediale nulla… effettivamente sarebbe bello registrare le conferenze, in realtà sicuramente qualcosa penso riusciremo a farlo, un po’ documenteremo, sicuramente faremo video almeno di alcune parti. Gli atti usciranno sicuramente in digitale, quindi faremo un pdf accessibile con tutto il programma e tutte le presentazioni degli articoli… una volta c’era tradizione di, stiamo parlando degli anni ’70- ’80, di dattiloscrivere quello che si diceva durante le tavole rotonde. È una cosa che adesso non va più di moda, sembra una cosa all’antica, adesso fai la registrazione e via, però abbiamo applicazioni che fanno anche la trascrizione senza problemi. Non sarebbe male fare una cosa del genere ma il problema è che saremo molto affaticati, perché è un anno e mezzo che ci lavoriamo, e siamo in pochi, temo che queste cose finiranno nella lista delle cose da fare che non faremo, però ci proviamo.
Prendo in carico la sfida, sicuramente le presentazioni degli articoli non vale la pena registrarle perché come ti ho detto in futuro saranno disponibili gli articoli revisionati, però le tavole rotonde sì, diciamo che prendo l’appunto e cerchiamo di fare in modo che vengano registrate perché sono eventi importanti, sono momenti storici importanti, la tavola rotonda sulle donne come dicevamo prima è importantissima. Considera che il giorno prima c’è un workshop sulla MARS e ci sarà Sylviane Sapir che racconta la la storia della macchina e poi mostra all’uditorio come si utilizzava, fa ascoltare dei dei brani preparati appositamente per l’occasione, e ti posso dire che anche quella è una cosa bella anche perché Sylviane dovrebbe andare in pensione fra un anno e non capiterà più così facilmente una cosa simile quindi vale la pena approfittarne.
Nell’organizzazione ci siamo io e altre persone che volontariamente facciamo parte dei comitati scientifico e musicale poi c’è un comitato locale abbastanza nutrito. Cosa importante da segnalare, un aiuto fondamentale ci è arrivato dalla Fondazione Ernest Von Siemens Musikstiftung, una fondazione svizzera che finanzia la musica contemporanea. Questa fondazione di solito finanzia i compositori che devono scrivere un brano oppure rassegne di musica; noi gli abbiamo proposto il progetto del CIM e lo ci hanno accolto la richiesta, finanziandoci la parte musicale. Probabilmente abbiamo presentato un buon progetto, la fondazione ha molte risorse, e ti posso dire che se non fosse stato per la Fondazione Ernest Von Siemens Musikstiftung il progetto non sarebbe stato possibile. Solitamente, dati gli elevati costi: musicisti, i tecnici, e tutto il resto, il CIM si appoggia ad un Conservatorio che, attraverso i suoi spazi, mette a disposizione, sempre in maniera volontaria, docenti e studenti che interpretano i brani. Ad Ancona non abbiamo un conservatorio perciò non è stato possibile fare le cose a costo zero come in altri casi. Abbiamo però il supporto di docenti del cons. di Perugia, Pesaro e Cesena, che fanno parte del comitato musicale. Noi in questo caso abbiamo dovuto trovare spazi pubblici perché l’università non aveva spazi adeguati e sufficienti per fare musica e sessioni scientifiche, e poi era difficile… la facoltà di ingegneria è troppo fuori mano, è irraggiungibile per chi viene da fuori, e così per fortuna ci ha aiutato il comune con gli spazi. Poi per fortuna la Fondazione Ernest Von Siemens Musikstiftung, poi c’è qualche sponsor, ma il grosso lo fa la Siemes, questo è importantissimo, perché un conservatorio più vicino sta ad un’ora di macchina, quindi quell’idea non era praticabile. In altri casi, per esempio, se fai il CIM a Santa Cecilia ci sono i maggiori docenti, i maggiori interpreti e ci sono dei bravissimi studenti che ci studiano, e ci sono delle sale per la musica già pronte; è chiaramente più facile. Qui abbiamo dovuto lavorare tantissimo per attrezzare gli spazi del comune che comunque sono soggetti a tutti i problemi di sicurezza, di organizzazione, e tutte le problematiche connesse.
Domanda finale: la prossima tappa del CIM quale sarà?
Il CIM biennale 2024 a Torino, perché nel 2020 doveva essere a Torino ma c’è stata, come sappiamo la pandemia di Covid-19, e così si è deciso di rimandare la data torinese al 2024. Durante questo CIM termineranno le cariche attuali del direttivo dell’AIMI e verranno eletti i nuovi membri, quindi con le nuove elezioni ci sarà un nuovo direttivo e chissà l’AIMI cosa farà nei prossimi due anni, magari oltre al CIM ci saranno iniziative organizzate dall’AIMI… vedremo. Purtroppo l’appuntamento è ogni due anni, però questo lasso temporale alla fine è ragionevole perché essendo una comunità piccola, si basa tutto sull’impegno volontario, sulla passione, e non è facile far le cose ogni anno, perché servirebbero tante persone fresche pronte ad organizzarlo in questa o quest’altra università… così la situazione è più rilassata, ti posso dire che questo mondo che non segue troppo le logiche i ritmi di imposti dalla modernità è quindi anche un appuntamento biennale che permette tra virgolette delle pause di riflessione, permette di ragionare sulle cose e far le cose con una certa maturità ecco, secondo me è la situazione migliore…
Torino è una città interessante; quest’anno c’è il Soundmit 2022 (l’evento italiano internazionale specializzato in sintetizzatori, sintetizzatori modulari, pro audio, dj e studio gear e nuove tecnologie per la musica), Kathodik sarà media patner su richiesta di Francesco Mulassano, che poi ho deciso di intervistare e di cui sto aspettando le risposte…
Mi dai lo spunto per dirti che il Soundmit, oltre ad essere patner di questo CIM XXIII, mi ha coinvolto in un’intervista a Sylviane Sapir, e vorrei vedere anche le altre interviste perché sono sicuramente molto interessanti. Il Soundmit era patner del CIM nel 2020, ma poi la cosa è saltata, come ti dicevo. A Torino c’è gente molto in gamba, competente e sono sicuro che il Soundmit sarà una bella edizione. Noi del Museo del Synth Marchigiano dovremmo fare una macchina e andare su per delle presentazioni… la vediamo come una specie di vacanza dal lavoro…
Io per ora Leonardo chiuderei qui l’intervista, poi posso prevedere un altro articolo o intervista a posteriori per raccontare come andata questa edizione.
A chi chi ha letto fin qui seguite il CIM XXIII ad Ancona e seguite Kathodik.
Link: CIM XXIII