(RVNG Intl. Records 2022)
Il minimalismo strutturale, costruito attraverso l’incrocio di poliritmi seriali, s’incontra con l’articolazione di dense, talvolta ruvide texture timbriche, costruite sullo scarto microtonale, che tentano di rendere espressivo un sound in prima battuta tipicamente formalista. Trasferitisi recentemente da Baltimora in Germania i 4 musicisti del gruppo – Andrew Bernstein (sassofono percussioni, electronics, Max Eilbacher (basso, electronics), Owen Gardner (chitarra, electronics), e Sam Haberman (batteria) sono al loro quarto album: un lavoro tanto oggettuale, strutturale, quanto politico. Esso prende infatti a tema il design industriale sovietico alternativo al sistema produttivo capitalista (cfr. https://library.oapen.org/handle/20.500.12657/37335). La forma costruita nei brani, in uno definibile come post-punk, è talvolta incrinata, increspata da sprazzi di free-jazz, e mira a manifestare, attraverso l’oggettualità del materiale, ideali collettivi ed egualitari. Insomma, nelle pieghe del (poli)ritmo costante, grazie a una musica che più che indurre il corpo a muoversi suggerisce soltanto di pensarlo, si deve ricercare la variazione dello slancio rivoluzionario. Nonostante il lavoro sul tessuto timbrico e ritmico, il risultato è un po’ cerebrale: senz’altro coerentemente cerebrale.
Voto: 7