La Innova Recordings è una casa discografica americana dedita alla scoperta e alla valorizzazione della musica contemporanea, che da anni viene “attenzionata” da Kathodik attraverso le recensioni dei dischi prodotti dalla label. L’approccio della Innova è quello di dare importanza e valore agli artisti che si ingegnano per allargare i confini della musica contemporanea, stando al loro fianco, supportandoli fattivamente con la competenza e la professionalità pluridecennale, e fornendo agli artisti libertà di gestione della loro proposta artistico-sonora. Dopo tanti dischi ascoltati e recensiti, in redazione si è pensato, insieme a Filippo Focosi, che era giunta l’ora di fare le nostre consuete “quattro chiacchiere digitali” con il fondatore della Innova Chris Campbell, per farci raccontare direttamente da lui la storia e i progetti della label. Detto e fatto, a voi la lettura:
Qui trovate l’intervista in Inglese
Come è nata l’idea di fondare la Innova Recordings? Quali circostanze, anche materiali, hanno reso possibile la nascita della label?
La Innova® Recordings è nata nel 1982, quando è stata fondata dal Minnesota Composers Forum (ora American Composers Forum) in quanto strumento per dare visibilità ai vincitori della McKnight Composer Fellowship. Possiamo perciò dire che sia sorta proprio per documentare un particolare momento o periodo che si è rivelato centrale nello sviluppo della carriera di un artista. Nei suoi primi anni, la Innova ha prodotto compilation o sampler in LP con opere di diversi artisti del Minnesota, tra cui Eric Stokes, Libby Larsen, Paul Schoenfield, Steve Tibbetts e Steven Paulus. Con l’avvento del CD, la Innova ha iniziato a pubblicare brani scelti di formazioni locali (i Dale Warland Singers, la Saint Paul Chamber Orchestra, l’Alexander String Quartet e altri) che si erano esibiti in concerto nelle precedenti stagioni del Forum Concert. Venendo al 2022, ad oggi abbiamo oltre 700 titoli nel nostro catalogo e abbiamo recentemente cambiato il nostro modello gestionale al fine di adottare un approccio altamente personalizzato al lavoro di gestione di un progetto con l’artista o il gruppo, che seguiamo dall’inizio alla fine.
Le vostre proposte musicali, pur incentrate sulla cosiddetta musica classica contemporanea (di area americana), abbracciano anche il jazz, la world music e la musica elettronica. Pensi vi sia una qualche particolare affinità dei compositori americani, e più in generale contemporanei, con questi generi?
Mi piace che tu dica “cosiddetta”. Penso che questa parola metta in chiaro come vi sia una nozione spesso arbitraria alla base di tutte queste designazioni. Certo, c’è un punto di riferimento del mercato e della “facilità d’uso” che richiede di parlare di cose come i generi [musicali], ma per me la cosa più interessante è parlare in modo più dettagliato e specifico di ciò che sta accadendo. In che modo i diversi vocabolari musicali germinano, si incrociano e si influenzano vicendevolmente, prendendo in prestito l’uno dall’altro? È una situazione molto fluida e non credo che abbia molto a che fare con la nazionalità. Inquadrare le cose come “classiche” e “non classiche” è una trappola artistica di cui bisogna essere consapevoli.
Esiste, negli Stati Uniti d’America, una notevole quantità di etichette discografiche dedicate alla valorizzazione della musica contemporanea scritta principalmente (ma non esclusivamente) da compositori americani (pensiamo, ad esempio, a New World, Cantaloupe, Cold Blue, Neuma, Navona, e così via). Quale pensi sia il vostro tratto distintivo – se ce n’è uno – rispetto a queste altre etichette?
Ne abbiamo così tanti, di tratti sorprendenti e distintivi, che è difficile ridurli a uno! Scherzi a parte, il nostro lavoro è quello di servire professionisti creativi e siamo tutti piuttosto bravi a farlo. Ci piace molto collaborare e attuare la “visione” di questi professionisti. Adattiamo tutto il nostro lavoro alla persona, e siamo profondamente interessati al rapporto che stabiliamo con quella persona… non solo un tipo di approccio del tipo “ realizziamo un disco, compiamo alcune azioni meccaniche e vediamo cosa succede”, che è così comune. Vogliamo compiere un viaggio con quella persona o gruppo, e vedere quali opportunità e percorsi nuovi (che conducono a film/ videogiochi/ streaming online, nuovi concerti o residenze d’artista, ecc.) emergono lungo la strada. Questa è la differenza. Un’esperienza su misura, l’ascolto profondo della persona e del suo rapporto con la musica, e la solerzia nel seguire tutte le fasi della realizzazione e della distribuzione di un prodotto.
Tra i molti compositori e musicisti presenti nel vostro ampio catalogo, ve ne sono alcuni a cui sei particolarmente legato o che sono più rappresentativi della vostra (per così dire) missione musicale/ artistica?
Non sto nemmeno cercando di essere “politico” quando dico questo, ma ognuno offre realmente il proprio insieme di regole o modalità di funzionamento o di approccio. Prendi una pubblicazione [discografica], e puoi davvero considerarla nella tua mente come una sorta di gioiello. Diverse sfaccettature, punti di vista differenti da cui osservarla. Quello che mi appaga è questa molteplicità degli approcci. È anche soddisfacente lavorare attivamente contro le nozioni di “canone” che sono così diffuse nella musica classica occidentale. Invece di avere una nozione ossificata e pedissequa di una certa musica, perché non considerarla una realtà viva, “che respira”, e nella quale ci impegniamo attivamente e con passione? Cerchiamo di crescere e prosperare, evitando di restare bloccati dietro un vetro, a morire dentro un museo fatiscente.
Le produzioni della Innova Recordings sono digitali, in cd e in vinile. Quale tra questi formati sta riscontrando più successo?
Abbiamo centinaia di migliaia di ascoltatori ogni mese, in tutto il mondo, e il digitale ha certamente aiutato a raggiungere questo traguardo. Alla Innova guardiamo a ognuno di questi ascolti come a un potenziale perno che conduca a un coinvolgimento più profondo con un dato artista. Mi batto sempre affinché i nostri artisti ottengano il 100% dei profitti delle vendite. I nostri artisti conservano le pubblicazioni, i diritti d’autore, ecc. Quando si acquista una incisione discografica della Innova, si sostiene direttamente e personalmente l’artista.
Cosa ne pensi delle coproduzioni tra label discografiche? Si tratta di una pratica utilizzata nella musica underground e sperimentale, ma meno presente nella musica classica. La ritieni un’ipotesi praticabile anche dalla Innova Recordings?
Mettere in comune le risorse, essere trasparenti con le comunicazioni e l’accessibilità, sfruttare diversi tipi di opportunità… queste sono tutte cose buone, e se un team composto da più parti può fare il lavoro di cui un artista necessita, perché no? Anche in questo caso, il nostro obbiettivo è sempre quello di realizzare le idee dell’artista nel modo più efficace. Se [la co-produzione] è d’aiuto al progetto e all’artista, va senz’altro bene!
Che cos’è l’Innova Recordings National Call?
Introducendo un cambiamento di paradigma nel modo in cui l’azienda opera, siamo entusiasti di annunciare le nostre prime Call nazionali per artisti che vogliono realizzare i loro progetti discografici. Il bando nazionale e il suo processo curatoriale forniscono un nuovo, più trasparente ed equo, processo attraverso cui artisti con background e approcci musicali differenti possono essere supportati dalla label. Il finanziamento da parte dell’Organizzazione Sorel fornisce un importante supporto aggiuntivo affinché artisti di generi [sessuali] sottorappresentati possano trovare spazio nella nostra label. La Innova Recordings si sta evolvendo. Il nuovo modello favorisce la collaborazione con gli artisti durante l’intero processo dei progetti di registrazione (discografica), dall’ideazione, alla pubblicazione, fino alla promozione. In quanto parte dell’ ACF (American Composer Forum), la Innova offre anche risorse gratuite, accesso alle reti affiliate, e una meravigliosa comunità di artisti e colleghi.
Per le vostre produzioni discografiche avete rapporti diretti con Conservatori e Università? Venite supportati in qualche forma dal governo statunitense o vi basate principalmente su finanziamenti privati?
Questo rimanda alla tua domanda sulla partnership. Abbiamo affiliazioni con molti Conservatori e Università, in quanto i nostri artisti a volte provengono da quei luoghi. La nostra rete di affiliazione si estende tuttavia anche oltre. Lavoriamo con designer, ingegneri, proprietari di studi e artisti provenienti da altri ambiti. Quando le persone sentono di poter rivestire un ruolo importante e sono in grado di contribuire con il loro punto di vista, spesso accade qualcosa di bello. Ci affidiamo alla generosità di spirito. Che si tratti di un contributo finanziario a un artista, a noi come etichetta discografica, o alla ACF, o (che si tratti) di un’intensa esperienza d’ascolto su internet o ad uno spettacolo: tutto questo è ciò che serve per continuare a funzionare.
Ritenete importante l’uso dei social per promuovere la musica contemporanea?
Certo! È uno strumento nella proverbiale cassetta degli attrezzi.
Come vedete il futuro della musica classica/contemporanea, anche dal punto di vista delle case discografiche (come la vostra) che la promuovono?
Funzionerà! La creatività va dove può e dove deve. Quell’energia non rischia di spegnersi. Detto questo, occorre prestare attenzione a ciò che sta causando danni al nostro ecosistema musicale. Scartare determinate proposte sulla base di nozioni molto antiche di “eccellenza”, un attaccamento malsano a vecchie modalità e sistemi che non servono più… queste cose devono essere portate alla luce, affrontate e sfidate. Ma alla fine l’energia creativa, per quanto possa cambiare forma o nome, porterà sempre a qualcosa di buono.
Quali progetti ha in cantiere la Innova Recordings per i prossimi anni?
Abbiamo le nostre Call nazionali che continuano ad aumentare e siamo molto entusiasti di questa nuova direzione. Alcuni progetti sorprendenti sono in vista. Tra gli artisti con cui stiamo lavorando ci sono Anne Hege, Julie Herndon, Lewis Jordan, Beth Schenck, SHENSduo, Melinda Martinez, Becker And Nicolas Lell Benavides, Lisa Mezzacappa, Alexa Dexa, Anil Çamci, Ayanna Woods, J.E. Hernández, il gruppo composto da Melanie Dyer/Todd Capp/Anna Gruman/Kurt Ralske, Music Research Strategies LLC, Shara Lunon, e thingNY (Rick Burkhardt, Gelsey Bell, Andrew Livingston, Paul Pinto, Erin Rogers, Dave Ruder, Jeffrey Young). È veramente un lavoro molto emozionante!
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