(BMG 2022)
A Renzo Fantini, noi gucciniani, nonché amanti di Vinicio Capossela e Paolo Conte, dobbiamo tantissimo, dato che è stato il loro manager, compreso il fatto di non esserci più.
Perdonate l’apparente irriverenza e il cinismo, ma questo ringraziamento è perché Francesco Guccini avrebbe voluto pubblicare questi brani quando Fantini era in vita e glielo impedì, per cui il cantautore di Pavana, si è finalmente deciso a pubblicarle, a dieci anni dal precedente “L’ultima Thule” e a dodici dalla scomparsa dello stesso Fantini.
Si tratta di una raccolta di cover di canzoni che Guccini cantava insieme ai suoi amici e una buona parte sono brani della tradizione folk italiana italiana e qualcuna di alcuni suoi colleghi.
Quelle che spiccano sono senza dubbio uno dei brani della tradizione della sinistra del secondo novecento: Morti di Reggio Emilia di Fausto Amodei, resa più ritmata con un folk-jazz allegro, e i due canti anarchici: l’aggressiva e utopistica Nel fosco fin del secolo di anonima provenienza, e uno dei brani più famosi e più belli della tradizione anarchica Addio a Lugano, arrangiata con un sound mediterraneo e arricchita da un coro evocativo.
In chiusura viene posta Sei minuti all’alba di Enzo Jannacci, che incise altre due canzoni in scaletta Ma mi e Quella cosa in Lombardia, scritta da Franco Fortini, come la malinconica e sentimentale Le nostre domande.
Anche se in chiusura di carriera, anche per Guccini è giunto il momento di incidere un disco di cover ed è anche questo che lo rende speciale, perché molti dei suoi colleghi della sua generazione hanno iniziato la carriera con delle cover, lui invece, ha fatto il percorso inverso.
Voto: 8,5
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