(Columbia 2022)
Per il suo nuovo disco, uscito a due anni dal molto buono “Letter To You”, Springsteen si è voluto focalizzare unicamente sulla sua voce, cantando quindi canzoni uscite tra gli anni ‘60 e ‘70. Si tratta di brani più o meno famosi del giro Motown, quindi il rocker del New Jersey si è concentrato su uno dei suoi grandi amori: il soul/r’n’b.
Per la musica si è affidato a Ron Aniello, e i musicisti non sono quelli della E Street Band, ma un ottima band di venti elementi, tra i quali, tuttavia, c’è l’ex E Streeter David Sancious, tastierista.
Un altro ospite d’eccezione è stato Sam Moore che ha duettato con Springsteen in un paio di brani, nell’evocativa e malinconica Soul Days e nell’avvolgente I Forgot To Be Your Lover.
Springsteen con questo disco ha voluto omaggiare i grandi del soul, non è dunque casuale un brano come Nightshift, morbida e malinconica allo stesso tempo, dedicata ad amici che non ci sono più: Marvin Gaye e Jackie Wilson.
Il disco scorre bene, tra un riferimento a Roy Orbison, la calda e corale The Sun Ain’t Gonna Shine Anymore, inni soul (Hey, Western Union Man) e momenti molto ritmati e danzerecci, buoni per riscaldare il pubblico ai concerti (Do I Love – Indeed I Do), senza troppe pretese.
Il risultato è buono, anche se sembra un legittimo esercizio di stile.
A proposito, è in programma un secondo volume di cover soul.
Voto: 7
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