(Da Vinci Classics 2022)
Strumento versatile come pochi altri – lo troviamo spesso protagonista tanto nel repertorio classico quanto nel jazz, senza dimenticare il klezmer e la musica brasiliana –, il clarinetto ha mantenuto questo status privilegiato anche nel Novecento e nella musica contemporanea. In quest’ultimo ambito spiccano in particolare i progetti solistici, tra i quali si inscrive a pieno titolo questo Clariloqui, in cui José Daniel Cirigliano esegue pagine perlopiù inedite composte negli ultimi decenni da autori di varia provenienza (geografica e culturale). Le prime due composizioni presenti nel Cd sono le uniche costituite da più movimenti (per la verità piuttosto brevi, in taluni casi quasi aforistici). Si tratta di due lavori – a firma di I. Lidholm e W.O. Smith, nati entrambi negli anni Venti del secolo scorso – accomunati da un carattere emotivo piuttosto elusivo ed enigmatico, sebbene entrambi seguano una narrativa resa ancor più esplicita dai titoli delle composizioni – rispettivamente, Amicizia ed Epitaphs, quest’ultimo per due clarinetti – e dei singoli movimenti. Se la scrittura di queste due opere risente in modo chiaro della poetica modernista, le successive composizioni, tutte in movimenti singoli, ci trasportano in un territorio – armonico e ritmico, soprattutto: di melodie significative vi sono poche tracce – pienamente contemporaneo, se quest’ultimo termine è inteso nel senso di uno sperimentalismo marcato e di un acceso virtuosismo. Ora, se quest’ultimo aspetto permette al solista – il bravissimo Cirigliano – di esibirsi in passaggi davvero spettacolari, in alcuni brani diviene, a mio avviso, fin troppo preponderante, tale cioè da offuscare altri aspetti che non siano, al più, quello concernente la ricerca timbrica, altro marchio di fabbrica di questa particolare connotazione di “contemporaneo”. Un ascolto ad ogni modo nel complesso senz’altro interessante, sebbene non sempre – per i motivi appena esposti – pienamente appagante.
Voto: 6/10