(Miasmah 2022)
Un verso di Poe a suggerir la sigla del progetto, un verso di Poe a dar titolo al secondo brano di quest’album (il primo, ispirato da un poema di fine ottocento dello scrittore finlandese Eino Leino).
Due lunghe composizioni (circa sui trenta minuti l’una), dove il trio composto da Gruth (concept/elettronica/produzione), Ellen Southern (field recordings/voce/elettronica) e Johanna Puuperä (violino/synth modulare/voce), riesce a dar vita ad un bel volo alto, su foreste immerse nell’oscurità.
Uno stato d’animo inquieto, che parte sommesso come sibilar dark ambient per poi, posizionarsi dalle parti di un percussivo rito pagano con la voce a morder fra Gerrard e Galas.
Giri lato e onde agitate ti accolgono.
C’è odore di parole non dette e terra non calpestata, una lenta sospensione fra il solenne e il dolente.
Nell’insieme, molto più di un semplice livido spettrale.
Voto: 7,5