La col legno è una label musicale austriaca che ha incrociato negli anni i lidi kathodici con le sue raffinate produzioni, dedite alla musica contemporanea nelle sue varie declinazioni, anche più sperimentali. Ma, come per le altre label discografiche che hanno deliziato i padiglioni auricolari dei redattori della webzine, non c’era stato un approfondimento di conoscenza della politica e della filosofia della label, cosa che ho ritenuto di colmare scambiando quattro chiacchiere digitali con Marco Russo, responsabile della comunicazione della col legno. A voi come sempre la chiaccchierata.
Quali sono le origini della label col legno? Come è nata l’idea? Quali ispirazioni ci sono state? A quali modelli, se ci sono stati, si è fatto riferimento?
Col legno è stata fondata nei primi anni ’80 in Germania da Wulf Weinmann come etichetta che si dedica esclusivamente alla musica classica contemporanea della seconda metà del XX secolo. Attorno all’anno 2000 è stata comprata da imprenditori e amanti della musica Austriaci, i quali hanno portato l’etichetta prima a Salisburgo e poi a Vienna. Nel 2005 il musicista e compositore Andreas Schett è stato nominato direttore artistico e dal 2015 fino ad oggi è proprietario della col legno.
Diciamo che dal 2015 inizia una nuova fase della col legno: la label si apre ad altri stili musicali come ad esempio il Jazz, la musica Folk ma anche la musica elettronica-sperimentale e da qui in poi col legno si presenta con tre edizioni: la “Prime Colors Edition”, la “Bright Colors Edition” e la “III Edition”. Queste tre edizioni si distinguono attraverso le copertine ma anche attraverso i contenuti. La “Prime Colors Edition” è l’edizione classica ed inconfondibile di col legno, ovvero il CD con booklet, la copertina in serigrafia monocromatica e contenuti musicali che si dedicano tutt’ora a quello che viene definita come musica d’avanguardia o come “Musica Classica Contemporanea”. La “Bright Colors” invece si dedica soprattutto a progetti giovani che vengono curati direttamente da col legno. In questo caso l’edizione non è collegata ad uno stile musicale predefinito. La “III Edition” invece è il prodotto “semplice” (CD con digipack). In questo caso però la semplicità del prodotto non rispecchia il contenuto: qui troviamo progetti jazz, elettronici e d’improvvisazione. In poche parole: col legno è interessata a qualsiasi tipo di musica che non è immediatamente identificabile e si “snoda” giocosamente attraverso gli stili.
Dove si trova la label?
A Vienna ed a Innsbruck.
Come vengono scelte le produzioni?
Alcune produzioni sono frutto di collaborazioni che durano ormai da molti anni, come ad esempio con la Musicbanda Franui, Wolfgang Mitterer, Lukas Lauermann, Emily Stewart o l’Institute for Computer Music and Sound Technology di Zurigo. Altre produzioni invece le “scopriamo” noi ma in generale tutti possono richiedere la collaborazione – basta che sia un progetto creativo e speciale.
Le produzioni della label col legno sono esclusivamente, almeno a mia conoscenza, in formato cd. Del vinile che ne pensate? La considerate una opzione da sondare? Del digitale?
Col legno crede che la musica è un’avventura a 360 gradi ovvero un’avventura sensuale, cioè qualcosa per l’udito, per il tatto, per la vista e per l’olfatto. Per questo motivo produciamo tutt’ora prodotti fisici. In prima linea produciamo CD perché nel nostro contesto sono tutt’ora richiesti. Il vinile invece non è richiestissimo – dal 2015 abbiamo pubblicato due LP, “Nodding Terms” di Ketan Bhatti e “Hofknicks” di Paul Frick – ma per questo ed il prossimo anno ho già un paio di richieste per il vinile. Tutti i nostri prodotti attuali ma anche quelli storici (come ad esempio compositori come Luigi Nono, Luciano Berio, John Cage, Morton Feldman, ecc.) sono disponibili anche in versione digitale, cioè in versione download o streaming.
Che ne pensate delle coproduzioni tra label discografiche?
Ben vengano!
Che ne pensate dei social per promuovere la conoscenza e l’ascolto della musica contemporanea? La col legno è attiva sui social?
I social sono un’ottima piattaforma per presentare e comunicare nuovi progetti. Siamo presenti su Facebook, Instagram, Twitter e di recente TikTok.
Come vedete la scena musicale contemporanea nazionale e internazionale?
La musica classica contemporanea e d’avanguardia si vede tutt’ora confrontata con il pregiudizio secondo me infondato di essere musica per una certa élite. Conosco persone che sono apertissime per la musica elettronica sperimentale, tipo noise, drone, industrial, glitch ecc., ma non appena sentono o vedono delle performance nelle quali vengono usati, anche se in maniera non proprio convenzionale, strumenti come la tromba, il violino o il violoncello alzano gli occhi al cielo e magari gli viene anche la pelle d’oca. In questo caso vedono in questo specifico genere musicale che è la musica classica contemporanea una forma di bigottismo – anche se alla fin fine sono proprio loro i veri bigotti e conservatori.
Secondo me l’elemento fondamentale di questa musica è la trasgressione. Non intendo la trasgressione nel senso della sola provocazione ma la trasgressione come forma di sperimentazione. La parola italiana viene usata soprattutto in un contesto giuridico, ovvero quello di trasgredire le norme legislative o quelle di costume. La parola latina “transgressio” invece sottolinea il momento transitivo, ovvero quel momento secondo me fondamentale per ogni forma di creatività: quello di riuscire ad oltrepassare una forma espressiva per raggiungere un’altra – sostanzialmente e qualitativamente diversa e nuova. Lo strumento nel vero senso della parola per raggiungere questo fine è l’esperimento.
Questo è, da un punto di vista teorico, l’aspetto fondamentale della musica contemporanea in generale e lo vedo attuare in diverse maniere. Ad esempio, quando degli interpreti partono dalla notazione della “Winterreise” di Schubert per darle una veste “al di là del Pop”, mescolando elementi ispirati a David Lynch o Nick Cave; oppure quando un vocal ensemble intitola il primo album esplicitamente “Ex Utero” per sottolineare la dimensione femminista e contrapponendo vespri mariani del ‘700 a pezzi contemporanei.
Quali progetti avete in cantiere come label col legno?
Oggi ho appena finito di lavorare a “ORGANO/LOGICS”, un album con musica per organo da chiesa composto da Karlheinz Essl e interpretato da Wolfgang Kogert, con elementi elettronici ma anche ispirati a opere teoriche barocche come quella di Athanasius Kircher. Poi il sopra menzionato progetto “Ex Utero” con The Present di Berlino, ma anche due progetti italiani o con riferimenti italiani, ovvero “The smell of blue electricity” di Vittorio Montalti e Blow up Percussion e il progetto “La Strada” di Christian Muthspiel, il quale presenterà un album con la sua Orjazztra Vienna ispirato all’omonimo classico di Fellini.
Abbiamo molti altri progetti in cantiere ma la cosa più semplice è quelle di seguirci sui nostri social 😉
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