(Fuzz Club 2022)
A New York non c’è più il CGCB, i Pussy Galore non ci sono più da un pezzo, ma i The Men non ce la fanno a rassegnarsi. E per fortuna!
Per qualcuno queste dieci tracce possono sembrare stantie, per altri cose già fatte. Probabilmente tutto vero, ma la voglia di suonare quel maledetto rock’n’roll a tutto volume c’è ancora e quello basta. Chi se ne fotte delle mode o dell’hype. Al quartetto interessa soltanto andare avanti per la strada del rock e questo ci basta.
Dal garage all’hard, dallo stoner al punk, la strada di “New york City” è tracciata. La partenza è significativa con quel r’n’r boogie di Hard Livin’, che evoca i più sporchi e abrasivi Jim Jones Revue. Il quartetto poi va a sbattere nella psichedelia a cavallo dei ‘70 con Round the Corner e con River Flows riescono a coinugare degli Oblivians rallentati con i Bantam Rooster e un cantato quasi biascicato che evoca Umberto Palazzo.
Quando accelerano e virano verso il garage-punk se la danno a gambe con la carica di God Bless The USA e la serratissima Echo.
Essenziale, tirato e soprattutto rock’n’roll grezzo e lo-fi, questi gli ingredienti che rendono affascinante questo disco.
Voto: 9/10