(Dissipatio 2023)
Otto anni d’assenza, il mio bentornati, in una giornata di pioggia che ancora non profuma di primavera.
Quasi come deve essere con il quartetto milanese.
Odore di terra fradicia, il cielo una lastra nera rotta.
Il loro quarto album (primo lontani Boring Machines di Onga), è un lisergico proceder ambientale, stravolto di cupissimo free a tratti rilucente di etno-bagliori hasselliani.
Masse atmosferiche in spostamento immobile, che d’improvviso ti sbatton in terra dandotele d’insieme furente.
In una cinematografica notte, bianco e nero lacrimosa di rossi intensi, tra tormentose delizie trip-hop dub.
Potenti introversioni dronanti e crepitio di Arkestra in trattato disfacimento.
Ti soffiano foglie bagnate e carta straccia in faccia.
Nessuno ti aspetta.
Voto: 8/10
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