(Aut Records 2023)
Nelle parole di uno dei protagonisti, il pianista Carlo Maria Nartoni, il disco presenta una “musica completamente improvvisata”, nel senso, suppongo, che i tre musicisti del trio (completato dal contrabbassista Danilo Gallo e dal batterista Filippo Sala) il 5 febbraio 2021 si son trovati in quel di Como facendo a meno di partiture o altre istruzioni e hanno cominciato a suonare. Le due parti dell’album (lunghe rispettivamente circa 27 e 31 minuti) sono completamente improvvisate in quel senso; ma ovviamente, il senso di ciò che è completamente improvvisato è un problema filosofico di difficile soluzione; se non altro perché, tra le note, molto convincenti, dell’album riecheggiano diverse nobili influenze – una su tutte, a parer mio, la lezione dei trii di Bill Evans (ma non si può dimenticare il pianismo di Jarrett). E tuttavia i tre non suonano su standards ed espandono, com’è ormai tradizione, le tecniche strumentali oltre quelle canoniche – in un modo che, via via, diventa, ed è ovvio, sempre più canonico. Bei suoni, belle atmosfere; momenti di suspence in cui si insiste su aspetti di invarianza e non-linearità (per dirla con un linguaggio caro all’amico Mirio Cosottini), altri di fluidità (talvolta narrativa) sostenuta, eppur leggera; alternanza sapiente tra chi deve prendersi la scena e/o sostenere l’andatura; un interplay efficace che intreccia articolazioni più strutturate a episodi più astratti ed eterei, sfruttando le potenzialità del ritmo e del contrappunto in modo intelligente. Questi gli ingredienti principali di un lavoro indubbiamente di eccellente fattura (com’è spesso il caso per le uscite della Aut Records).
Voto: 8,5/10