(We Insist! Records 2023)
Non sapevo che gli scorpioni danzassero, ma, se danzano, è probabile che lo facciano come suggeriscono nelle loro improvvisazioni il contrabbassista americano Barre Phillips, un padre nobile della free improvisation e del jazz decisamente non mainstream e il clarinettista nostrano Giancarlo Nino Locatelli, che non mi pare di avere mai ascoltato (mea culpa) e che si dimostra anch’egli un maestro di improvvisazione musicale. Il disco è, a prima vista un po’ stranamente, ma forse no, dedicato a Coleman Hawkins, definito come un maestro improvvisatore. Ed effettivamente il sassofonista americano è stato un maestro improvvisatore, anche se la sua musica era appunto mainstream. Forse, questo ci deve far riflettere sul fatto che a decidere che cosa è o no mainstream sono fattori di giudizio che non sono sempre facilmente individuabili, o forse, più semplicemente, si tratta di una questione estetica, e la bellezza è sempre rara, una riuscita, ed effimera, improvvisazione. Ma la cosa più strana di questo disco è che le sue 4 tracce documentano un concerto che risale al 2008: la sua pubblicazione a 15 anni di distanza emana nostalgia da tutti i solchi (si sarebbe detto nell’era del vinile: ignoro se sia pubblicato anche in vinile). Nostalgia, mi pare di capire, per un sodalizio artistico che avrebbe potuto svilupparsi, e che invece si limita a consegnarsi a questi suoni. Suoni inauditi, in parte – all’epoca sicuramente lo erano di più; nel frattempo queste cose hanno popolato la scena della free impro e della Echtzeitmusik –, e suoni ricercati, intensi e profondi, ma insieme ariosi e vibranti: suoni che, come scrivono i musicisti nel booklet, diventano voci, che diventano movimento – e che, si dovrebbe aggiungere, vengono dall’aria e dal movimento. Un bel disco che testimonia un evento, a quanto pare non ripetuto – e, d’altronde, irripetibile.
Voto: 8/10