(Losen Records, 2023)
Questo secondo disco per la Losen Records del pianista di Ascoli Piceno appare ispirato e maturo, con un gruppo ormai cresciuto e rodato che ha acquisito una voce personale e subito riconoscibile, un percorso musicale forse anche ispirato dal luogo di registrazione, nei paesaggi insuali per i musicisti dell’isola norvegese di Giske, nell’attesa della First Rain che ha dato poi il titolo all’incisione.
Insieme a Emiliano D’Auria ci sono musicisti dall’esperienza internazionale che qui optano per un’estetica decisamente europea sviluppando l’estetica di musicisti come Garbarek o Tomas Stanko e così dando una loro impronta a quello che è ormai un modo di fare jazz al di qua dell’Atlantico.
Giacomo Ancilotto alla chitarra elettrica, Luca d’Acquino alla tromba, Dario Miranda al contrabbasso ed Ermanno Baron sono i comprimari di un painista che nelle sue composizioni ed esecuzioni si lascia ispirare dal Nordeuropa, anche nei primi tre brani che sono delle improvvisazioni molto coinvolgenti, così come il resto del disco.
È un lavoro che merita attenzione, fatto con idee precise e ben realizzate in studio, fra le migliori cose dell’anno per quanto riguarda il jazz italiano.
Voto 9/10