(Albany 2023)
In questa nuova uscita per la Albany Records, sempre attenta a valorizzare il patrimonio musicale americano, il violinista Timothy Schwarz, brillantemente accompagnato dall’altrettanto esperto pianista Charles Abramovic (tranne ovviamente che nei brani solistici), ci offre uno spaccato della musica contemporanea statunitense di tradizione cameristica attraverso una selezione di composizioni di autori viventi, accomunate da una qualità di scrittura davvero elevata. I tre brani per violino solo, usciti dalla penna di Steven Sametz, Jessie Montgomery, e Reena Esmail sono inevitabilmente caratterizzati da un certo virtuosismo tecnico, ma possiedono nondimeno un marcato afflato espressivo, vuoi anche per il riferimento a elementi vernacolari, che nel primo e nel terzo caso rimandano alla musica araba e indiana. Il brano che, a mio avviso, maggiormente trasmette quel senso di vitalismo tipicamente americano è il trittico di Joseph Goodrich, soprattutto per via dell’eccitante motorismo ritmico (in parte debitore al jazz e al funk) dei due movimenti “esterni”, che incastonano le suadenti armonie del movimento centrale. Le pagine più introspettive sono invece quelle firmate dai due autori probabilmente più famosi tra quelli qui eseguiti, vale a dire Jennifer Higdon e Avner Dorman: se String Poetic della Higdon, con le sue armonie ampie e il lirismo cristallino, vuole catturare un certo sentimento mistico e poetico, quasi impersonale, della natura, la Sonata N.1 per violino e pianoforte di Dorman è attraversata da urgenze e tensioni espressive che rimandano a dinamiche profondamente umane, restituite musicalmente dal contrasto tra l’intimismo del tema d’apertura e la martellante sequenza ritmica che ad esso bruscamente succede, per poi riappropriarsene in un gioco intenso di frammentazione melodica e ritmica. Una scrittura ben lontana dal neobarocchismo che permea alcuni celebri concerti dello stesso Dorman, e forse anche per questo risulta particolarmente interessante e sorprendente. Chiudono questo bellissimo CD i cinque Australian Skecthes di Denis DiBlasio, la cui carriera da sassofonista (e flautista) jazz si riversa negli infuocati ritmi sincopati e negli sgargianti colori timbrici che innervano questi brevi e trascinanti acquarelli sonori, nell’esecuzione dei quali al versatile e affiatato duo Schwarz-Abramovic si uniscono il contrabbasso di Douglas Mapp e la batteria di Doug Hirlinger.
Voto: 8/10