Continuano gli incontri dediti a far conoscere ai lettori di Kathodik chi si occupa di promuovere un discorso di critica musicale nell’editoria. Il primo incontro è stato con Marco Refe della Edizioni Crac, piccola e agguerrita casa editrice dedita alla critica musicale (qui). Il secondo incontro è stato con il professore Luca Cerchiari, musicologo, docente all’Università IULM di Milano del corso di Storia della Musica Pop e Jazz, e curatore della collana ‘Musica Contemporanea’ della Mimesis Edizioni (qui). Per questo terzo incontro mi dirigo “virtualmente” in Germania per intervistare Karl Ludwig, Responsabile Comunicazione della wolke verlag, casa editrice tedesca dedita alla pubblicazione di interessanti saggi sulla musica jazz e contemporanea con testi su autori come Albert Ayler e Anthony Braxton. I lettori di Kathodik hanno potuto leggere di questo editore perché ho recensito questo splendido libro fotografico sulla FMP Records intitolato ‘Free Music Production FMP: The Living Music’ (qui), ho intervistato il curatore Marcus Müller (qui), e ho intervistato Timo Hoyer, autore del volume ‘Anthony Braxton. Creative Music’ (qui). A questo punto mi è sembrato naturale inserire la casa editrice in questa serie di interviste e ho rivolto le mie domande a Karl Ludwig, Responsabile Comunicazione, disponibile a parlare della storia e della filosofia dietro alle pubblicazioni licenziate dalla wolke verlag.
Qui trovate l’intervista in inglese
Come nasce l’idea della casa editrice wolke verlag books on music?
La casa editrice wolke verlag è stata fondata da quattro amici, “infettati” dal virus del Jazz negli anni ’70 a Hofheim. Per essere una piccola città (vicino a Francoforte), aveva una vivace scena Jazz che spesso ha ospitato musicisti internazionali provenienti anche dalla scena del free jazz. Era tutto così – “On Improvisation” (Improvvisazione. Sua natura e pratica in musica, ETS Edizioni, 2010), di Derek Bailey doveva essere tradotto in tedesco! Il surrealismo e il Dada cedettero presto il passo alla musica, Peter Brötzmann arrivò e Erik Satie fu scoperto. Nel corso degli anni, l’orizzonte musicale si è allargato ed ha attraversato i i confini arrivando a Shostakovitch, all’Ambient e alla musica ’Echtzeit’ (Il termine ‘Echtzeitmusik’ è stato introdotto per la prima volta a metà degli anni ’90 per distinguere le pratiche musicali di una giovane scena di Berlino dedita alla musica denominata ‘Improvised Music’, ‘Free Jazz’, ‘New Music’, ‘Experimental Music’ e così via. (echtzeitmusik.de)) o all’Opera – e molto altro ancora.
Come vengono selezionati i titoli da pubblicare?
La prima domanda è sempre: mi piace? Ma tra i molti aspetti della decisione di pubblicare un libro ci sono anche le considerazioni sul ruolo di un argomento o di un testo nel discorso attuale, la visibilità di alcuni campi e nicchie e – purtroppo – anche il denaro. Ci sono argomenti, che ci sono cari e a cui teniamo particolarmente – come è stato il caso di “Composing While Black” o la prossima traduzione di Eric Dolphy. Altri incrociano la nostra strada e trovano terreno fertile, altri ancora sono progetti di lunga data dei nostri autori complici a cui andiamo a bussare di volta in volta. Alla fine, sono sempre i nostri meravigliosi autori che scrivono libri, non noi.
Per quanto riguarda la selezione di autori stranieri, a quale scuola di critica musicale si fa più riferimento? Accenno un esempio: avete più interesse negli agli autori di lingua inglese? Oppure negli autori di lingua francese? Oppure di altre lingue?
Quello che cerchiamo nei testi sulla musica è un amore per la musica, una profonda conoscenza del suo contesto culturale e politico e l’ingegno nel combinare le due cose in una buona scrittura. Indipendentemente dalla lingua o dalla scuola di critica, questi aspetti devono essere ben presenti in ogni testo che ci arriva. Detto questo, i nostri legami con la comunità di lingua inglese sono più forti, anche a causa delle nostre capacità – sarebbe interessante conoscere più opere di lingua francese e, naturalmente, oltre!
Serie di domande tecniche: raccolta fondi, tiratura, promozione, distribuzione per un titolo che scegliete di pubblicare?
Questo lavoro lo facciamo quasi sempre da soli. Abbiamo un distributore professionale per le librerie, ma oltre a questo, facciamo la raccolta fondi, la promozione e la circolazione da soli. I nostri mezzi sono quindi piuttosto limitati, e siamo fortunati e felici del fatto che lavoriamo all’interno di una scena così dedicata, che tende a tenersi informata!
Quali generi preferite trattare per le vostre pubblicazioni? Perché?
A mio parere, pensare alla musica in termini di genere tende a restringere la prospettiva. Aiuta a ottenere informazioni e a scambiarle sulla musica, ma alla fine, il suono è unico, ogni volta. In questo senso, il nostro obiettivo è che i nostri libri aprano le porte a molti, indipendentemente dalla loro appartenenza a una scena o genere specifico.
Detto questo, il nostro interesse risiede sia nella musica improvvisata che in quella composta – musica che cresce attraverso ascolti ripetuti. Questa ricchezza è un buon indicatore, del fatto che c’è qualcosa nella musica di cui vale la pena di ragionarci sopra, che dice qualcosa, che permette un’ulteriore lettura intorno ad essa che ci dice qualcosa di più.
Qual’è il titolo più interessante che è stato pubblicato fino ad oggi? Perché?
Non posso rispondere a questa domanda! Ogni titolo ha un proprio diritto di interesse. Che si tratti del “Composing While Black”, il “sinusoidal run rhythm” teoricamente stimolante, o la collezione di composizioni Jazz della celebrità locale Jürgen Wuchner “Serendipity”… I libri che facciamo sono troppo diversi per poter dare una risposta a questa domanda!
Pensate sia possibile la coproduzione tra editori per pubblicazioni selezionate, come avviene tra microlabel nella musica?
Penso che le reti informali siano essenziali nell’editoria come nella vita. Condividere la produzione e cooperare nella traduzione, distribuzione e promozione è vitale e altamente incoraggiato!
Lo Stato Tedesco aiuta gli editori con le pubbblicazioni?
Proprio quest’estate, abbiamo ricevuto un premio dalla contea di Hessen, che sostiene gli editori indipendenti presenti nella regione. C’è anche una competizione nazionale. Inoltre, molti dei nostri progetti ricevono finanziamenti attraverso istituzioni governative, che sono dotate di fondi per sostenere le produzioni culturali. Così, otteniamo un importante supporto perché molte delle nostre attività non sarebbero possibili senza. Vedremo, per quanto ancora sarà il caso…
Oltre ai volumi pensate ad altre forme di pubblicazione? Ad esempio documentari, film, podcast?
Amiamo i libri, per molte ragioni, una di queste è che è un medium intrinsecamente privato. Lo si può leggere e rileggere, allontanarsene, stare con se stessi – e questa è una parte vitale del tipo di conoscenza, che i libri trasmettono. Allo stesso tempo, i libri potrebbero non essere il mezzo ideale per trasmettere la conoscenza orale o sonora. Quindi cerchiamo modi per interlacciare le informazioni udibili e leggibili – attraverso l’uso di codici QR, playlist o interviste sui nostri social media. Vedremo, dove ci porta …
Qualche segnalazione meritevole dei prossimi titoli che avete in cantiere?
Molti: Stiamo preparando libri su Aloys Kontarsky, William Pearson, sull’Electronic Studio di Colonia, sulla ‘Conduzione’, su Eric Dolphy, Art Tatum, e molti altri – restate sintonizzati!
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