(Tzadik Records 2023)
Prosegue il percorso zorniano di ‘Bagatelles’ e Zorn, per la bisogna, pubblica un altro cofanetto dove il modus operandi resta come per le precedenti uscite creare uno stampo compositivo forgiato da 3 sole linee melodiche ove, successivamente, i compositori invitati a partecipare possono dare libero sfogo alla propria fantasia, arricchendole secondo i propri gusti nell’arrangiamento con altrettante prelibatezze armoniche e timbriche, inseguendo un canovaccio libertario irripetibile.
Il trombettista, compositore e bandleader british Sam Eastmond non è nuovo a frequentazioni in casa Tzadik ed è particolarmente vicino a John Zorn anche per le comuni origini ebraiche che, come i più sapranno, sono un punto inspirativo fondamentale sia nell’opera zorniana tutta, sia nelle ‘Bagatelles’ in questione. Il nostro Sam alla guida di una super big band (viaggiamo sugli 11 elementi intercambiabili) va a firmare il volume 16 dell’ultimo cofanetto, prefigurando uno scenario che fa dell’eclettismo il proprio marchio di fabbrica. Chi più ne ha più ne metta, e tale motto taglia ideologicamente il nastro a partire dalla prima botta, Bagatelle #256, cucita da un trait d’union ellinghtoniano sulla scia di uno spinto jazz dalle tinte noir che casca in improvvisi momenti di alterato buio silente, rivitalizzati da scariche di free form (si senta il grattuggiare della chitarra). Colonna sonora ideale sia per un action movie, sia per una alienante pellicola sci-fi. Comunque chi di voi ricorderà le scorribande degli olandesi X-Legend Sally potrà avere una idea più o meno sincera del prodotto. Sensazioni da scenografie fumettistiche saranno respirate anche su Bagatelle #198 dove sarà lasciato maggior spazio individuale alle improvvisazioni dei singoli musicisti: un carro armato tritatutto che ricorda le migliori asperità ultraveloci dei Naked City alle prese con una rivisitazione contemporanea della musica di Batman. Incendiario, e tanto succulento nell’incalzo della ritmica dispari proto-noise. Clima più caliente e lento per Bagatelle #78, la quale marcia con costanza sorretta da multiformi soli di tromba che si scontrano qua e là con pennellate della chitarra dal cuore british (Derek Bailey), infrangendosi su ritmiche metronomiche sempre più rocciose. Qui la velocità dei Naked City sembra essere studiata al rallentatore. Anche se ogni composizione lascia riconoscere le linee melodiche guida vi è un universo di particolarità di cui godere, ed è soprattutto nei momenti più caotici che godiamo di ciò. Bagatelle #63 è fulgido esempio dove gli scontri strumentali e le cadute pindariche cagionate attecchiscono l’udito per originalità e spiazzano continuamente con nuove trovate armoniche e di timbro; qui vale la pena premiare il canto del violoncello con l’archetto presente nel cuore del brano. Se il bello dell’improvvisata è quella sensazione che rilascia sulla pelle di perenne spiazzamento emotivo, qui vi sarà parecchio da restare ammutoliti e soprattutto flashati. Eastmond si conferma arrangiatore zorniano per eccellenza, facendo dell’impulso libertario un’esigenza vitale.
Voto: 7/10