(Amirani Records 2023)
Walter Prati è un artista di eccezionale spessore nel panorama della musica contemporanea, con un talento sopraffino nella composizione e nell’esecuzione, anche nell’ambito dell’elettronica e della sperimentazione sonora. Musicista dalla grande versatilità – senza ricordare tutte le sue collaborazioni, almeno quella con Evan Parker, cominciata nel 1987, e quelle con Robert Wyatt e Giancarlo Schiaffini è opportuno menzionarle – è capace di coniugare il lirismo più poetico con la ricerca di sonorità inedite, talvolta ruvide e aspre: sempre tuttavia nell’orizzonte di una profonda espressività. Il nuovo disco per la Amirani (registrato nel 2020: sì proprio nel bel mezzo del lockdown) lo vede alle prese con il suo violoncello, e l’elettronica, in un personale dialogo con lo strumento. L’album per contrabbasso solo non è certo una novità nella musica d’avanguardia e improvvisata – si pensi all’abbastanza recente ‘Clouds (2020) di Hannah Marshall. E tuttavia ci vuole una grande maestria, una grande arte e un grande mestiere per lanciarsi in una simile avventura. Un’avventura che, in vari episodi, ci raccontano le cinque ninne nanne e le otto storie che Prati qui ci regala. Dalla prima ninna nanna, che ci trasporta, cullandoci, in un’atmosfera dolce e inquietante allo stesso tempo, sino all’ultima storia, il mondo musicale di Prati è affascinante, ancorché, a tratti, tenebroso. Le storie sono generalmente dotate di sonorità più ritmicamente intense e timbricamente stridenti (con qualche eccezione: per esempio la storia quarta) e sono talvolta espanse in mirabolanti riverberi; le ninne nanne funzionano da malinconica consolazione, come una carezza che, per quanto non rassicurante sino in fondo, ci consola per un momento; ridandoci però una qualche vivacità allorché, come nella quarta ninna nanna, il pizzicato crea un attraente diversivo. L’atmosfera emotiva che emerge è suggestiva, ed è ben colta anche dalle note di copertina di Gianni Mimmo e Giuliano Corti.
Voto: 8,5/10