(Echodelick/Sound Effect/Grazil 2023)
Quarto lavoro per il gruppo abruzzese, guidato da Marco Campitelli, che ha scritto i brani insieme al suo amico storico Amaury Cambuzat (Ulan Bator, faUSt), il quale ha anche prodotto il disco.
Se gli OT devono tantissimo al kraut e all’avant rock, in questo lavoro le sonorità sono molto più legate a quelle dei The Cure degli anni ‘90. Tuttavia, non si tratta di un disco derivativo! Tutt’altro, perché l’abilità di Campitelli è stata quella di rielaborare le sonorità di Robert Smith & soci, miscelandole con altri generi, giungendo in territori inesplorato, restando quindi fedele all’avant rock.
Gli otto brani in scaletta sono tutti molto intensi e densi con durate che vanno dai cinque a oltre i sette minuti.
Se con Gravity il sound rilassato e fluttuante espande e dilata ulteriormente quanto fatto dai Cure, in Ethereal Song vengono amalgamati il noise-pop schematico, con accenni di epica neurosisiana, con le spennellate di chitarre che sostengono un cantato sofferto ed empatico.
Campitelli ha tante frecce al suo arco, come ha dimostrato anche nei suoi lavori precedenti, per cui con Dejaneu si va verso oriente con una tribalità accogliente e un rock soffuso e in Like a Metamorphosis il sound è caratterizzato da un alt-pop, che si evolve sfociando in una commistione di jazz psichedelico, post minimalismo e fuzz-kraut.
Straniante e dilatata è la soffice cavalcata di Somnambulist’s Daydream e il finale, con la title-track è densamente popolata da sentimenti malinconici, ma anche da una melodia avvolgente con un finale noise, grazie alle chitarre che si intrecciano.
Disco da playlist del 2023!
Voto: 9/10