(Da Vinci Classics 2023)
Sono ormai diversi anni che l’arpa sta conoscendo una sorta di rifioritura nel panorama della musica cosiddetta colta, tanto che si può parlare a tutti gli effetti di una “harp reinassance”. Limitandoci al territorio italiano, a partire dall’intenso lavoro di valorizzazione del repertorio contemporaneo, e di quello classico meno conosciuto, compiuto da Floraleda Sacchi agli inizi degli anni Duemila, sono sempre più numerose le incisioni discografiche dedicate a questo strumento e che vedono protagoniste molte valenti arpiste. In questo filone, cui la Da Vinci ha da sempre prestato molta attenzione, si inserisce appieno questo bel Cd intitolato ‘Hidden Treasures: Harp Sonatas in Exile’, dove la giovane e bravissima arpista Anna Castellari esegue un repertorio novecentesco di autori più o meno celebri, accomunati dall’aver scritto queste loro opere in un periodo (segnato dalla seconda guerra mondiale) in cui furono costretti all’esilio. Una circostanza che tuttavia non incide in maniera così evidente nel carattere, prevalentemente estroverso, di queste cinque sonate, che sono qui presentate secondo una sorta di schema “ad arco”, come se formassero a loro volta i movimenti di un’ideale sinfonia. Il cd si apre e si chiude infatti con i brani scritti da due illustri esponenti del famoso Gruppo dei Sei, vale a dire Germaine Tailleferre e Darius Milhaud, la cui cifra poetica si rivela particolarmente idiomatica per l’arpa, come dimostrano tanto le delicate trame contrappuntistiche e le raffinatezze armoniche della sonata della Tailleferre, quanto la freschezza melodica e la brillantezza ritmica della sonata di Milhaud. La seconda e la quarta sonata, firmate da Sergiu Natra ed Ernst Krenek, condividono un linguaggio armonico spigoloso, e si caratterizzano per una sperimentazione timbrica più accentuata che negli altri brani qui presentati. Al centro si pone la bellissima sonata di Paul Hindemith, autore che con questa forma musicale poteva vantare una familiarità quasi senza eguali. Si tratta di una pagina per certi versi sorprendente nel catalogo del compositore tedesco, in cui la rigidità contrappuntistica e una certa austerità emotiva che contraddistinguono una buona parte della sua produzione sono per così dire smorzate, a favore di una pulizia formale e di una purezza melodica che raggiungono l’apice nel terzo e conclusivo movimento. La qualità di queste splendide pagine, come pure la bravura tecnica e la sensibilità interpretativa della Castellari, fanno di questo Cd una preziosa aggiunta al sempre più fiorente catalogo discografico dedicato a questo affascinante strumento.
Voto: 8/10