Undicesima puntata dedicata alla scoperta e alla conoscenza di Centri di ricerca, Musei, Studi di registrazione, Fiere di settore, dove si studia e si pratica la musica elettronica in tutte le sue forme. Prima: Museo del Synt Marchigiano – Italia (qui). Seconda: SMEM Swiss Museum for Electronic Music Instruments – Svizzera (qui). Terza: MESS Melbourne Electronic Sound Studio – Australia (qui). Quarta: Nakatsugawa Korg Museum – Giappone (qui). Quinta: Museo della Farfisa – Italia (qui). Sesta: VSM Vintage Synthesizer Museum – Stati Uniti (qui). Settima: CIM: Colloquio di Informatica Musicale XXIII – Italia (qui). Ottava: SoundMit – International Synth Event – Italia (qui). Nona: EMEAPP – Electronic Music Education and Preservation Project – Stati Uniti (qui). Decima: EMS Elektronmusik Studion – Svezia (qui). Oggi è la volta di Germán Toro Pérez, responsabile dell’Institute for Computer Music and Sound Technology (ICST), sito a Zurigo in Svizzera. A voi la lettura:
Qui trovate l’intervista in inglese
Come nasce il Institute for Computer Music and Sound Technology (ICST)?
L’ICST si è sviluppato dall’ex Center for Computer Music svizzero fondato da Bruno Spörri, Gerald Bennett e altri musicisti a metà degli anni ’80. Il centro è stato integrato nella ex Scuola di Musica e Teatro di Zurigo, una scuola che è diventata parte di quella che è oggi l’Università delle Arti di Zurigo (ZHdK). L’ICST è stato fondato nel 2005 a ZHdK da Gerald Bennett e Daniel Fueter, l’ex direttore della scuola, in un momento in cui la ricerca è stata inserita nell’agenda delle scuole d’arte, in Svizzera.
Come è strutturato?
L’ICST è uno dei due centri di ricerca del Dipartimento di Musica di ZHdK a cui è strettamente interconnesso. Lo stesso ICST è una struttura non gerarchica composta da 13 ricercatori con profili diversi, un amministratore e un numero variabile di associati che lavorano temporaneamente a progetti di ricerca.
Che attrezzature ha l’Institute for Computer Music and Sound Technology?
L’ICST ha 2 Studi, 2 spazi di ricerca, un laboratorio di fabbricazione e degli uffici, e condivide altre strutture come sale da concerto, studi e altre camere speciali presso il Campus ZHdK “Toni Areal”.
Cosa si può fare all’Institute for Computer Music and Sound Technology?
Le principali attività dell’ICST sono la ricerca, l’istruzione e la creazione artistica. I ricercatori e gli insegnanti dello ZHdK, così come i ricercatori esterni e gli artisti, possono essere coinvolti in queste attività. Siamo anche coinvolti in corsi di laurea, master e dottorati di ricerca del dipartimento di musica.
E’ possibile fare ricerca all’Institute for Computer Music and Sound Technology?
La ricerca è l’attività principale dell’ICST. Inoltre, attraverso programmi predisposti per artisti in residenza e studi pre-dottorato chiediamo ad artisti e ricercatori della comunità internazionale di proporre progetti.
L’Institute for Computer Music and Sound Technology è presente sui social?
Sì. Infatti potete trovare l’ICST su Instagram su @zhdk_icst e su Facebook. Inoltre, stiamo espandendo il nostro canale YouTube (ZHDK_ICST).
L’Institute for Computer Music and Sound Technology è attento alla questione di genere nella Musica Elettronica? E nella Cultura Musicale svizzera?
Promuoviamo attivamente la diversità e l’inclusione in tutte le nostre attività. Dato che il personale di ricerca è ancora sbilanciato in termini di genere, lavoriamo per rendere tutti gli altri programmi e le attività i più inclusivi possibile.
In che rapporti si trova con lo Stato svizzero?
La nostra università appartiene al Canton Zurigo e ottiene i suoi finanziamenti dallo Stato.
L’Institute for Computer Music and Sound Technology è aperto a collaborazioni con enti, associazioni, centri di ricerca?
L’ICST è fin dalla sua fondazione attivo a livello internazionale e ben collegato con centri simili in tutto il mondo. Partecipiamo regolarmente a conferenze, festival e manifestazioni in Svizzera e all’estero. L’ICST supporta la scena locale della musica contemporanea e delle performance a Zurigo e in Svizzera attraverso collaborazioni con festival locali, grandi e piccoli, e facilita la realizzazione di luoghi e iniziative sperimentali in città.
Sono venuto a conoscenza dell’Institute for Computer Music and Sound Technology (ICST) attraverso la trilogia in cd ‘Les Espaces Électroacoustiques’ pubblicata dalla col legno records e recensita su Kathodik. Come è nata l’idea della trilogia?
L’idea della trilogia ha preso la forma di ricerca sulla pratica esecutiva della musica elettroacustica sviluppata all’ICST dal 2012. Il primo progetto è stato realizzato in collaborazione con l’ex “Studio di Fonologia” della Rai di Milano ed è stato realizzato in collaborazione con Maddalena Novati, già direttrice dell'”Archivio di Fonologia” che rimase alla RAI dopo la chiusura dello studio, diversi musicologi e altre istituzioni italiane come Tempo Reale, Archivio Luigi Nono e Centro Studi Luciano Berio. Il secondo progetto è stato dedicato a pezzi appartenenti alle collezioni della Fondazione Paul Sacher di Basilea. Il terzo, e ultimo, è stato dedicato alla musica elettronica dal vivo ed è stato focalizzato su pezzi creati da quando le tecnologie digitali sono diventate fondamentali nella composizione e nella pratica della performance negli anni ’80 fino ai nostri giorni. La trilogia riflette molto questo sviluppo. Tuttavia, l’intenzione fin dall’inizio era quella di creare pezzi multicanale e pezzi con ambientazioni spaziali particolari, disponibili per un pubblico più vasto in formato surround.
Progetti in corso e progetti futuri?
I nostri attuali campi di ricerca sono 3D-Audio, Interfaces & Instrument Design, Audio Haptic, Percezione Uditiva, Performance Telematica, Performance Practice of Electroacoustic Music, Sound Design, Sound Moving Sources, Teoria, Notazione e Rappresentazione, Ecologia acustica e arte generativa. Un nuovo progetto di ricerca mira a sviluppare una pedagogia sostenibile della creazione di musica elettronica per i bambini nelle scuole di musica e nei conservatori.
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