(Snowdonia dischi 2023)
Un’ora e dodici di durata per quindici canzoni: non si può dire che l’album “Belle Epoque” dei romani AGUIRRE sia un’operina piccina, atta e adatta ad un ascolto rapido e disimpegnato. Questo quartetto classico ‒ il “deus ex machina” Giordano De Luca (voce, piano, chitarra), Martino Cappelli (chitarre, cori), Alice Salvagni (basso, cori), Giulio Maschio (batteria); ma nel lungo disco suonano pure ospiti vari ‒ al suo secondo album esibisce una spregiudicata libertà nell’affrontare stilemi tutto sommato canonici: esempio lampante è Il Navigatore, ampliamento arioso di una giudiziosa ballata con tanto di stentoreo assolo di chitarra. Tutto passa dalla voce antica e particolare e dalle parole crude e complesse di De Luca, autore dei testi e pure della musica del tutto (tranne Una situazione, cofirmata con Cappelli); un “cantautore” trasognato che persegue una via appartata e inattuale (esemplare Vicino al bosco), una sorta di Max Gazzè con una vena “indie” e volutamente fuori fuoco (mai meno che complessa: la commovente Il Richiamo, l’introversa Il Sogno del Malato).
Si parte dalle fialette puzzolenti (Senza Titolo, mi pare, funambolica oltre ogni dire col contrabbasso di Martina Tiberti in evidenza) e si arriva alla pianistica Alla Mostra di Guttuso, in un turbinio di situazioni e capovolgimenti.
Il tutto, dall’editing all’artwork, curato con amore e paziente precisione dalla Snowdonia dischi (da sempre etichetta discografica di eccellenza). Bravi!
Voto: 7/10