(Da Vinci Classics 2023)
Giunti ormai alla loro quarta uscita discografica, la prima per la Da Vinci Classics, l’Avalokite Duo – al secolo, Guido Facchin alle percussioni e Patrizia Boniolo all’arpa – propone all’ascolto un repertorio quantomai variegato e interessante, incentrato sulla figura (nota soprattutto agli amanti dell’arpa) del compositore francese Bernard Andrès (nato nel 1941). Di Andrès vengono eseguiti tre cicli di pezzi brevi, originariamente scritti per sola arpa e qui adattati per arpa e percussioni dallo stesso Avalokite Duo. Un arrangiamento che dona ulteriore charme a questi deliziosi acquerelli sonori, il cui candore melodico, insieme all’essenzialità ritmica, ci conducono in un mondo magico, poetico, ancorché a tratti – penso ad esempio alle Danse D’Automne venati di una lieve malinconia. Un sentimento, quest’ultimo, che innerva in maniera ancor più decisa i due brani a firma di Richard Galliano, che vedono Facchin suonare la melodica, strumento a fiato le cui sonorità richiamano da vicino quelle della fisarmonica, di cui Galliano è maestro indiscusso. Il duo si cimenta anche in una versione inedita, e quantomai affascinante, di due celebri composizioni di Claude Debussy, Clair de Lune e Golliwogg’s Cakewalk, la cui trama melodica e ritmica viene esaltata dall’essenzialità dell’arrangiamento. L’ultimo brano qui eseguito è una selezione di quattro brani tratti dal più ampio ciclo Metatropés (2016), originariamente per sola arpa, a firma del compositore italiano Edoardo Bruni (classe 1975). In questi brani, liberamente ispirati alla mitologia greca, l’autore sperimenta una tecnica da lui denominata pan-modalità, che egli definisce come una sorta di “tonalità non tradizionale”, grazie alla quale evitare di rimanere intrappolati nelle secche dello sperimentalismo più astruso come del neoromanticismo più banale (traggo queste considerazioni dal sito del compositore, ricco di analisi e manifesti poetici interessanti, di cui suggerisco la lettura). In effetti, a un primo ascolto (ma altri ne seguiranno) questi brani sembrano sospesi tra passato e futuro, tra tonalità (o modalità) e qualcosa che – tanto a livello tecnico quanto espressivo – trascende e oltrepassa i territori musicali a noi più consueti. Ancora una volta, il duo arpa-percussioni formato da Facchin e Boniolo ci conduce in un viaggio sonoro variegato e affascinante, in cui si incontrano opere più famose presentate in una veste nuova e scintillante, ma soprattutto tesori nascosti che ci regalano esperienze d’ascolto inedite e ricche di poesia.
Voto: 8/10