(Discus Music 2023)
A partire dal primo semplice, efficace e incisivo tema di You look away (la prima traccia, come le altre, una composizione del leader, il bravissimo sassofonista Paul Dunmall (tenore e soprano), si presagisce che si ascolterà un bel disco. E il presagio è veritiero. Sostenuto dalla batteria sopraffina di Hamid Drake (grande amico e partner musicale di Dunmall – ma sostenuto è poco, perché Drake non si limita a sostenere o a spingere, ma produce musica di qualità, interagendo con classe con gli altri musicisti – il sound della band ha un groove vibrante, sia nei momenti più cadenzati, sia in quelli più ariosi, aperti, astratti.
Oltre ai musicisti menzionati una menzione speciale va certamente al vibrafono di Corey Mwamba, che ricama colori caldi “per tenere a bada” (in un certo senso) le asprezze – sagge ed elegantemente articolate – dei sax (non solo quelli del leader, ma anche quelli di Chosa Cole, tenore, e Soweto Kinch, contralto e tenore. Anche il contrabbasso di Dave Kane, peraltro, non può essere trascurato, perché il suo ritmico suono costruisce un interplay eccellente sia con la ritmica, sia con gli strumenti melodici. Quando questi suonano insieme, come nell’incipit di Many Sparrows (appunto a dar voce ai molti passeri), l’impatto sonoro è certamente assai d’effetto; ma anche i momenti meno sostenuti esibiscono qualità sonore eccellenti, sempre anche grazie al lavoro turbolento, ma come dicevo di rara qualità estetica, di Drake. In tal senso, il sommesso ma danzante e, poi lirico, inizio di Diesbelief. Insomma, questo album, che ci porta nel regno del jazz d’avanguardia e dell’improvvisazione aperta, ma elegantemente robusta, è tutto d’ascoltare. Anche quando – cosa che altrove può talvolta stufare – l’intensità sfocia nella ripetizione di brevi, e ritmicamente pieni, moduli melodici. Effettivamente, è proprio una gioiosa e luminosa celebrazione.
Voto: 9/10