(Subtext Recordings 2023)
UCC Harlo, nom de plume di Annie Garlid (compositrice, musicologa, violista) crea una piccola gemma; piccola per le dimensioni, contenute in cinque tracce, e per il trattamento del materiale che potremmo definire minimalista. Ma, cionondimeno, un’opera preziosa, ricchissima. Il disco appartiene a quel genere di opere d’arte, apparentemente semplici, per le quali, una volta finito l’ascolto, possiamo dire che ci lasciano un’idea, un’immagine, un sapore, un’atmosfera.
Le tracce non sono altro che composizioni per viola e voce (recitata, ma qualche volta perfino canto “corale”); il tutto trattato e rimescolato elettronicamente sintetizzando le melodie su costruzioni armoniche e ritmiche. Fa eccezione Forest Floor, dove si sentono anche il flauto e il sassofono. Già la viola viene suonata dall’autrice in maniera “esplorativa”, andando a scandagliare tutte le possibilità dello strumento – p.es. Robert, eseguita in pizzicato. In più la sovrapposizione di linee melodiche, di suoni sintetizzati, di cori, ispessiscono la struttura, procedendo tuttavia un’idea per volta.
Per dei rimandi, il disco lo metterei in mezzo tra certi ultimi lavori di Nick Cave con Warren Ellis e addirittura i lavori ambient di Aphex Twin.
Il sapore, l’atmosfera, l’immagine sono quelli: nostalgia, rimpianto, pace, calma. (Il disco, leggo nel press kit, è stato composto una volta che l’autrice è ritornata in USA dopo un decennio vissuto in Europa).
Voto: 9/10