(Dur et Doux 2023)
Dopo l’ottimo “Pantophobie” il quartetto francese ha lavorato meticolosamente e a lungo per evitare di ripetersi e soprattutto per evolvere il proprio sound. C’è riuscito magistralmente trovando un intrigante, strambo e spaesante equilibrio sonoro tra math, noise, metal e jazz.
Il titolo, infatti, significa letteralmente “nato pazzo” in francese antico, che veniva utilizzato per appellare gli sciocchi e i giullari dei grandi sovrani della storia, per cui questo titolo pare molto appropriato per questo disco, difficilmente classificabile.
Se i due chitarristi Anthony Béard e François Mignot hanno lavorato alacremente in particolare con i pedali per giungere ad una sonorità che richiamasse il più possibile quella del sintetizzatore, la sezione ritmica di Benoit Lecomte (basso) e Nicolas Bernollin (batteria), sembra impazzita e priva di regole, tuttavia, fornisce sonorità martellanti che si rendono complementari a quelle delle due sei corde.
Il disco si apre con il metal/math caotico e con sonorità spezzate e a volte in controtempo di Zerkon, per espandere il suono verso l’electro-math-prog di Brusquet, che evoca i Germanotta Youth ed esplodere nella frenetica e ansiogena Chicot e nei fraseggi di Dagonet.
La tensione raggiunge l’apice in Rigoletto, che comprende spunti presi dal nu-metal della metà degli anni ‘90. Il disco si conclude con l’epicità del metal-ambient tirato di Cathelot.
Con questo disco il quarretto francese dimostra di avere una grande inventiva e di essere in grado di contribuire all’evoluzione dell’indie-rock.
Voto: 9/10